Indice
L’arte della ceramica risale alla preistoria. Se ne possono trovare tracce in tutte le civiltà conosciute. Le prime ceramiche non erano cotte, ma essiccate al sole o sulla sabbia calda. La pasta ancora molle veniva decorata con disegni o graffiti; il vasellame veniva completamente coperto di argilla di diversi colori diluiti in acqua (ciò che si chiama ingobbiatura e che viene praticato ancora oggi).
Verso il 300 i vasai egiziani e cinesi scoprirono il tornio e la cottura a fuoco. In seguito la smaltatura, quindi, dopo un lungo silenzio, nel XII secolo, in Cina venne scoperto il gres che permise la vetrinatura. Dal gres, attraverso la scoperta del caolino, si arriva alla porcellana. Nel XV secolo Faenza impose il suo vasellame verniciato e la ceramica di Faenza si diffuse in tutto il bacino mediterraneo. Nei principali paesi europei, nel XVIII secolo la porcellana conobbe un momento di splendore. Poi la ceramica fu poco a poco lasciata in disparte, e solo da pochi anni è tornata in auge.
La ceramica è la pasta prediletta dei vasai. L’argilla, che è la materia principale dei vasai, si trova in natura: basta trovare un posto adatto e lavorare di pala e piccone; è straordinariamente malleabile quando è umida; una volta essiccata è indeformabile. Cotta, la sua resistenza meccanica e la sua durezza aumentano. La temperatura di cottura non deve su
perare i 1.100 gradi. Per renderla impermeabile bisogna smaltarla.
Per restare fedeli ai nostri propositi di usare materiali che si trovano facilmente, illustreremo solo le tecniche che richiedono una strumentazione minima, reperibile senza difficoltà. Non affronteremo il lavoro a tornio che, oltre a richiedere l’acquisto di tale strumento, esige un periodo di serio apprendistato. Una volta che vi sarete impratichiti nelle tecniche illustrate in questo capitolo, potrete perfezionarvi frequentando un laboratorio di artigiani e in seguito acquistare il tornio. Per chi non possiede un forno apposito e non prevede di entrarne in possesso per un certo periodo, la cottura costituisce spesso un problema. Ma è facile trovare artigiani disposti a lasciare un po’ di spazio nel loro forno per i lavori dei dilettanti.
Come procurarsi l’argilla
Cercate una zona in cui in altri tempi siano esistite fabbriche di mattoni, tegole e vasi: avrete buone probabilità di trovare nei dintorni ottima argilla per ceramica. Una volta trovata l’argilla, raccoglietene in abbondanza servendovi di una pala e di un piccone e portatela a casa in robusti sacchi di plastica. A casa vostra vuotate l’argilla per terra, ripulitela da pietre, foglie, radici ecc., fatela seccare, quindi frantumatela con un martello o una mazza. Mettetela quindi in una grossa bacinella e versateci sopra l’acqua, poco alla volta e lungo le pareti della bacinella, in modo che scivoli fino in fondo e penetri in tutta l’argilla (l’argilla umida è impermeabile: se versate l’acqua tutta in una volta, in superficie si forma uno strato impermeabile che impedisce all’acqua di penetrare a fondo).
Aspettate qualche ora e mescolatela con le mani dopo aver infilato dei guanti di gomma per non ferirvi con residui di pietre o pezzetti di legno. Mescolatela bene, impastatela e, quando avrete ottenuto un impasto omogeneo abbastanza liquido, passatelo in un colino metallico. Lasciate riposare questa pasta per tutta una notte. Il giorno dopo l’acqua sarà risalita in superficie e l’argilla sarà rimasta sul fondo del recipiente. Avrete ottenuto a questo punto una terra quasi pronta per essere lavorata. Se non avete alcuna esperienza di questo lavoro, può darsi che avrete delle sorprese per quanto riguarda il colore dopo la cottura, la maggiore o minore resistenza del materiale alle crepe, ma anche questo fa parte del fascino dell’argilla.
Se risiedete in una zona dove non si trova terreno argilloso e non sapete dove cercarne, potete procurarvi argilla già preparata per la lavorazione presso rivenditori specializzati che la vendono anche in pacchi di pochi chilogrammi e di vari tipi.
La battitura della creta
La creta di cui abbiamo finora parlato non è ancora pronta per essere usata. Resta ancora da fare un’operazione molto importante: bisogna batterla. Questa operazione serve a eliminare tutte le bolle d’aria e a rendere la creta perfettamente omogenea, altrimenti, durante l’essiccazione e soprattutto durante la cottura, si romperebbe.
Fate dei pani di 2 o 3 kg. Mettete un pane in un sacchetto di plastica e fatelo cadere violentemente a terra, fino a ottenere approssimativamente la forma di un cubo. Ogni pane d’argilla, battuto in questo modo, deve essere lasciato nel suo sacchetto di plastica e messo a riposare in luogo abbastanza fresco, in modo che l’acqua non evapori facendo seccare l’argilla. Ma la battitura non è terminata, la continuerete il giorno in cui avrete deciso di modellare il materiale secondo la tecnica dei rotolini, dello stampo ecc. Procedete allora in questo modo: prendete un pane d’argilla di 1 o 2 kg, impastatelo come si fa con la pasta da pane, rompendo la parte che avete davanti e raddrizzando l’impasto, rompendolo di nuovo ecc. per un bel momento, in modo da eliminare tutte le bolle d’aria che provocherebbero crepe e fenditure durante l’essiccazione e la cottura. Perché l’argilla sia pronta, deve essere morbida; non molle però, altrimenti durante il lavoro gli oggetti si afflosceranno e si deformeranno; e neanche dura, altrimenti sarà difficile da lavorare e facile a screpolarsi.
Vi spiegheremo come modellare l’argilla seguendo alcune tecniche per le quali non sono necessari utensili particolari: i rotolini, il lavoro con blocchi o placche di argilla.
I materiali (fig. 145): un mattarello da pasticciere o una bottiglia cilindrica, un regolo di metallo, uno o due sbozzini (strumenti di legno duro per modellare l’argilla), un compasso curvo di legno per misurare il diametro dei vasi ecc. Una spugna metallica, una bacinella di plastica, una spugna naturale, un pestello o un pezzo di legno piatto per uniformare le pareti dei vasi ecc., eventualmente una girella (o un piatto) su cui far girare il pezzo mentre lo si lavora (ma può servire anche un giornale piegato in quattro), un filo per tagliare il burro (che userete per tagliare l’argilla e che potete costruire con un filo di ottone legato alle estremità di due bastoncini), carta vetrata n. 1 per levigare le superfici degli oggetti dopo la prima cottura, un asse su cui posare l’argilla da lavorare, un coltello da cucina appuntito, una forchetta, pennelli per dare lo smalto, un compasso, un bicchiere per la barbotina, due piccoli regoli di 5 mm di spessore.
Costruzione di un piccolo boccale
Vi spiegheremo ora come costruire un piccolo boccale molto semplice, a partire dal quale potrete realizzare oggetti sempre piú complessi.
Servendovi di un filo per tagliare il burro, tagliate un pezzo dal pane di creta (fig. 146).
Dopo aver ben battuto la creta per eliminare tutte le bolle d’aria (che scoppierebbero durante la cottura), date alla pasta la forma di una palla, posatela su un’assicella di legno, ponete i due regoli ai lati, quindi spianate la creta col mattarello come per fare una torta (fig.
147). II fondo del boccale potete farlo anche servendovi di rotolini di argilla, oppure spianando la creta con le mani, ma non otterrete un fondo cosí unito e dallo spessore uniforme come con il mattarello.
Non mettete la palla di creta su una superficie di plastica o di vetro, perché, non essendo questi materiali porosi, poi non riuscireste piú a staccarla.
Con il compasso tracciate il diametro della base del boccale sulla creta spianata (fig. 148).
Togliete la creta in piú con il coltello appuntito e ricoprite il buco fatto al centro con il compasso (fig. 149).
Preparate i rotolini (1 cm di diametro circa e 30 cm di lunghezza o piú, secondo il diametro del vaso), arrotolando pezzi di argilla con i polpastrelli (fig. 150); con i palmi delle mani rischiereste di appiattirli. Ponete i rotolini in uno straccio umido o in un foglio di plastica. Mettete la tavoletta di legno sulla girella (o sui giornali) e punzecchiate con una forchetta tutto il bordo esterno del fondo del boccale, avendo cura che i fori di forchetta si incrocino (fig. 151).
Con un pennello passate un velo di barbotina (argilla diluita in acqua) sulla zona punzecchiata: la barbotina agisce come una colla (fig. 152).
Fate in modo che la parte da modellare sia sempre di fronte a voi facendo girare l’oggetto. Lavorate con tutte e due le mani; la destra modella e dirige il lavoro, la sinistra dà l’inclinazione alle pareti sostenendole e evitando che il pezzo si deformi.
Tagliate i rotolini della stessa lunghezza della circonferenza del fondo e fate in modo che il punto in cui si incontrano le estremità sia perfettamente invisibile (fig. 153).
Usando lo sbozzino di piatto o i polpastrelli, fissate il primo rotolino, lavorando sul lato esterno, al fondo del boccale; se questa operazione non viene fatta con cura, il boccale si romperà durante la cottura (fig. 154). Adesso saldate con le dita il lato interno del rotolino (fig. 155). Durante la lavorazione i pezzi hanno la tendenza a deformarsi verso l’esterno; per questo il secondo rotolino e i successivi vanno posti un po’ all’interno rispetto al precedente, sempre dopo aver passato uno strato di barbotina. In ultimo saldate usando lo sbozzino o i polpastrelli.
Se vogliamo fare un piccolo rigonfiamento a circa 3 cm dalla base, bisognerà appoggiare il terzo rotolino leggermente all’esterno dei precedenti (circa 5 mm), poi passare la barbotina e fissarlo (fig. 156). Montate i rotolini successivi (fig. 157) verificando le misure con il compasso; poi controllate l’altezza del boccale assicurandovi che l’ultimo rotolino sia perfettamente orizzontale (fig. 158). Togliere con il coltello la creta che avanza (fig. 159); verificare con il compasso curvo il diametro del boccale: deve corrispondere a quello dell’oggetto progettato (fig. 160).
Uniformare con la spatola le superfici esterne delle pareti del boccale (livellando e pareggiando incavature o sporgenze), sostenendo con la mano sinistra l’interno della parete in corrispondenza del punto dove si fa pressione (fig. 161).
Per fare il beccuccio, bagnare leggermente le dita, stringere il bordo superiore tra il pollice e l’indice della mano sinistra, tirando progressivamente verso l’esterno con l’indice della destra (fig. 162). Per il manico, formare un rotolino di forma conica, appiattirlo con il pollice, livellare la superficie di entrambe le facce con una spugna umida. Tagliare infine a ugnatura alla lunghezza desiderata, appoggiando il pollice destro sull’indice della mano sinistra (fig. 163). Sistemate il manico sul lato opposto a quello dov’è il beccuccio e tenetelo perfettamente perpendicolare. Tagliate l’eccedente.
Con un coltello segnate un punto di riferimento sul boccale, sopra e sotto il manico (fig. 164). Punzecchiate sopra e sotto, dove avete segnato i punti di riferimento, e anche i bordi del manico (fig. 165), quindi ricopriteli di barbotina. Fissate il manico incollandolo sul boccale badando che non si deformi (fig. 166). Con lo sbozzino rinforzate i punti dove agisce la colla, sul manico in alto e in basso; quindi fate essiccare per quattro giorni lontano da fonti di calore.
Levigate poi il boccale con carta vetrata (fig. 167). Con una paglietta di ferro sottile arrotondate i bordi (fig. 168). Non afferrate mai i pezzi per il manico prima che siano stati cotti.
Togliete la polvere dai pezzi con una spugna ben strizzata (fig. 169). Fate essiccare otto giorni nello stesso ambiente, poi un giorno ancora vicino a una fonte di calore. Se non avete il forno, portate i pezzi presso qualche artigiano che ne sia provvisto. Per fare ciò, avvolgeteli con carta velina e poneteli in una cassetta riempita con trucioli di legno. L’argilla deve cuocere circa a 950 gradi in un forno appositamente costruito (un forno normalmente usato in casa, a gas o elettrico, arriva al massimo a 300 gradi). Quando il boccale è cotto, smaltatelo e fatelo cuocere una seconda volta.
Smaltate solo quei pezzi che appaiono in perfetto stato: se vi sembra che qualche pezzo presenti imperfezioni, non cercate di porvi rimedio; è molto meglio rifarlo.
La smaltatura
Lo smalto è l’ultimo tocco per la ceramica impermeabile. Esistono due tipi di smalto: trasparente e opaco.
Gli smalti trasparenti sono fluidi e colano durante la cottura; si utilizzano per ottenere una smaltatura liscia o per ricoprire una decorazione.
Gli smalti opachi sono coprenti; si trovano in due tipi, opaco e semiopaco; possono servire da base per uno smalto trasparente, o essere mescolati con un ossido, o servire da fondo per quest’ultimo.
Dato che siete agli inizi, prendete nota su un’agenda del colore dello smalto, del dosaggio, del tempo di cottura ecc. e numerate il pezzo smaltato, riportandolo anche sull’agenda. In tal modo saprete, dopo un periodo di prove e esperimenti, che un certo smalto, usato in determinate condizioni, darà un certo risultato, peraltro sempre approssimativo poiché ciò che rende appassionante la smaltatura della ceramica è la continua possibilità di effetti non previsti. Lo smalto viene venduto in polvere: lo si trova presso i rivenditori di materiale per ceramisti o presso le fabbriche stesse. Comperate smalto che cuoce alla stessa temperatura dell’argilla: è un particolare importante. Il colore dello smalto in polvere non corrisponde a quello che si otterrà dopo la cottura. Per usarlo, diluitelo con acqua e, soprattutto se dovete portare i pezzi a cuocere, aggiungete un po’ di gomma arabica che favorirà il fissaggio del colore (per ogni bicchiere di smalto diluito in acqua circa mezzo cucchiaino da caffè di gomma arabica).
Non occorre molto materiale: numerosi vasetti (quelli dello yogurt o delle creme vanno benissimo); pennelli da acquarello di varie misure (pulire bene un pennello sporco di smalto quando si è finito di usarlo); un setaccio a maglie sottili; pinzette, se smaltate per immersione; un cucchiaio da minestra e uno da caffè per le dosi.
Prima di smaltare un pezzo, ripulitelo dalla polvere con una spazzola morbida; non con stracci. Ponete sulla girella, o sui fogli di giornali piegati in quattro che vi servono per lavorare, un altro foglio di giornale piegato nello stesso modo, per non sporcare tavolo e girella con gocce di smalto.
Potete smaltare per immersione o col pennello.
La smaltatura per immersione si usa soprattutto per oggetti piccoli e-solo se il colore usato è unico. Basta preparare un bagno in un recipiente in grado di contenere l’oggetto e immergere quest’ultimo tenendolo con le pinzette.
La smaltatura col pennello si effettua, ovviamente, con un pennello, il quale però non dovrà essere posato sulla superficie da smaltare: basta lasciar cadere su questa una goccia di smalto e quindi tirarla leggermente, poi ricominciare a fianco della prima goccia e cosí via (fig. 170). Non preoccupatevi se la superficie che smaltate non è levigata: lo diventerà durante la cottura. Una cosa molto importante da fare durante il lavoro è di agitare continuamente lo smalto, non solo in superficie ma fino in fondo al recipiente, per evitare che lo smalto, piú pesante dell’acqua, si depositi.
La smaltatura si comincia sempre dall’esterno (tranne nel caso in cui smaltate per immersione o con il metodo del « risciacquo »), per poi passare all’interno e alle parti aggiunte, manici, ecc. Terminate smaltando il bordo superiore del pezzo, che avevate lasciato allo stato naturale. Questo primo strato di colore deve essere molto sottile; passatelo in senso orizzontale e sempre da destra verso sinistra, facendo girare il pezzo su se stesso. Bisogna sempre passare un secondo strato di colore, sempre sottile, o anche un terzo o piú. Questi altri strati li darete a un paio di centimetri dalla base, poiché lo smalto cola durante la cottura e dovrete mettere una quantità maggiore di smalto sulla parte superiore dell’oggetto. Terminata la smaltatura, con una spugnetta pulite per bene la base per togliere le goccioline di colore eventualmente depositatesi.
La smaltatura dell’interno si effettua o col pennello, se è possibile, o col metodo del « risciacquo », piú rapido: in questo caso si procede prima alla smaltatura dell’interno. Potete usare sia uno smalto di colore contrastante con quello dell’esterno, oppure uguale, o ancora uno smalto trasparente e incolore (che si chiama vetrino). Questo smalto deve essere piuttosto liquido, diluito in una quantità d’acqua doppia di quella utilizzata per l’esterno. Preparate il composto, versatelo nel pezzo da smaltare e agitatelo a lungo (fig. 171).
Dopo esservi accertati che tutto l’interno è smaltato, rovesciate lo smalto che resta nel recipiente del composto. Fate essiccare e ripetete l’operazione ancora per una o due volte (fig. 172).
Come ottenere alcuni effetti con la smaltatura. Se volete ottenere l’effetto del diaspro, applicate prima due strati di smalto opaco e poi uno di smalto trasparente.
Per un effetto di fiamma, cominciate a smaltare la base di un pezzo con un colore chiaro e la parte superiore con uno scuro, facendo sí che i bordi dei colori non siano netti ma si intersechino per circa 2 cm. Naturalmente i colori scelti devono armonizzarsi, ma questo sta a voi e costituisce il lato appassionante del lavoro.
Potete lasciare sul pezzo zone in cui la smaltatura opaca non prende: basta passare su queste zone della glicerina con il pennello. Potete anche grattare con un coltello lo smalto opaco già applicato, oppure dare lo smalto trasparente solo in alcuni punti. Ma usate con accuratezza questi effetti, perché potrebbero deludervi (sull’argilla non danno gli stessi risultati che sul gres).
Smaltata l’argilla, fatela cuocere presso un artigiano o un laboratorio che ve ne dia la possibilità.
Gli ossidi
Potrete ottenere effetti meravigliosi utilizzando, oltre agli smalti, ossidi metallici che si trovano in commercio sotto forma di polveri colorate: ossidi di rame (verdi), di manganese (nero violaceo), di cobalto (bleu), di ferro (rosso).
Questi ossidi si possono applicare sia
sulla creta cotta, sia su quella cruda; possono essere anche mescolati agli smalti. Poiché il pigmento colorante degli ossidi è assai forte, dovranno essere diluiti in molta acqua. Applicateli in strati piuttosto sottili, perché altrimenti lo smalto che passerete successivamente potrebbe non aderire bene. Si può anche aggiungere un po’ di gomma lacca, come per lo smalto, ma in minore quantità. Come strato di base si può usare uno smalto bianco piú o meno opaco applicato a una o due mani, e passare poi l’ossido diluito su tutta la superficie o tracciando motivi col pennello: si tratta di un lavoro molto delicato perché non bisogna togliere gli strati di smalto che fanno da base.
Eseguita questa operazione, passare una mano di smalto piuttosto leggera per non coprire l’ossido o i motivi tracciati con esso.
Lavorazione di un blocco di argilla
Come fare una ciotola
Potete modellare l’argilla partendo direttamente da un blocco senza fare i rotolini. Naturalmente bisogna lavorare con argilla perfettamente battuta. Lavorate sempre sopra un giornale piegato in quattro, o sopra una girella. Con il pollice e l’indice abbassate gli angoli del pezzo di argilla di forma approssimativamente cubica (fig. 173) per ottenere un fondo di forma rotonda. Lavorate la parte superiore del pezzo, che costituirà il fondo della ciotola. Per questo lavoro vanno osservate le stesse regole usate nella lavorazione con i rotolini: il pezzo deve girare e presentare di fronte la parte da lavorare; la mano sinistra deve sempre sostenere il lavoro sul lato esterno. Una volta fatta la base, capovolgete la massa di argilla e con i pollici, mentre le altre dita puntellano l’esterno, spingete verso i bordi la parte centrale del blocco (fig. 174). Al centro si formerà come una piccola piramide, che per il momento lascerete stare poiché serve a dare solidità all’insieme del lavoro. Arrotondate i bordi della ciotola prendendola come se doveste usarla per bere e ripetete tali movimenti piú volte (fig. 175). Capovolgete la ciotola, fate un incavo al centro della base per formare il doppio fondo che la rende stabile, poi, con lo sbozzino, lavorando dall’alto in basso, datele una forma arrotondata, in modo che la base sia piú stretta del bordo superiore (fig. 176).
Se volete fare una serie di ciotole delle stesse dimensioni, iniziate piú pezzi contemporaneamente e non terminatene uno prima di averne iniziato un altro, fino alla fine; le misure risulteranno identiche perché prese tutte sulla creta bagnata; infatti, com’è noto, l’argilla essiccandosi si ritira. Fate essiccare le ciotole per una notte e riprendete il lavoro appoggiando la ciotola sulla propria base, quindi scavate l’argilla all’interno (fig. 177). Lavorate con regolarità, non togliendo troppa argilla per volta: è un lavoro di pazienza. Quando vi sembra che le pareti della ciotola siano sufficientemente sottili e del medesimo spessore (all’inizio non cercate di fare pareti troppo sottili), terminate pareggiando l’interno del fondo della ciotola e il doppiofondo esterno, poi lisciate le pareti all’interno e all’esterno con una spugna un po’ umida; quindi fate essiccare.
Ceramica in placche
Disegnate per prima cosa i vari pezzi che compongono l’oggetto, il quale può essere piatto o concavo.
Prendete un piccolo pane di argilla e spianatelo con un mattarello da pasticciere o una bottiglia cilindrica (fig. 178). Rivoltate continuamente la placca durante questa operazione e schiacciate tutte le bolle che si vengono a formare nel corso del lavoro. Con un coltello ritagliate i pezzi che compongono l’oggetto posandoli sulla placca d’argilla. Se si tratta di un oggetto piatto, non ci sono problemi: fatelo essiccare o cuocetelo prima di decorarlo con incisioni e smalto (fig. 179). Se si tratta di un oggetto concavo, composto da piú pezzi, fissateli l’uno all’altro con la barbotina dopo aver punzecchiato con una forchetta le parti che si debbono congiungere, come abbiamo già spiegato per il lavoro con i rotolini (fig. 180). Se il pezzo ha dimensioni considerevoli, rinforzate gli angoli con pezzetti di creta che fisserete nel medesimo modo (fig. 180).
Ceramica a stampo
Se volete creare oggetti in numerosi esemplari dovete usare stampi di gesso che potrete fare da voi. In tal modo potrete far forza o sull’interno (fig. 181), o sull’esterno dello stampo (fig. 182), a seconda del modello scelto. Gli stampi dovranno essere composti di due o piú parti, qualora non sia possibile staccare l’oggetto dallo stampo a lavorazione finita (se la base è piú stretta della parte superiore sarà impossibile staccare il pezzo da uno stampo realizzato in un pezzo unico).
Stampaggio esterno
Versate il gesso liquido in un recipiente di cui volete riprodurre la forma. Per togliere facilmente il gesso quando è secco, fissate al centro dello stampo una cordicella che emerga dal liquido formando un cappio (fig. 186). Quando il gesso è secco, toglietelo dallo stampo e, se volete che l’oggetto abbia motivi in rilievo, con un coltello, una punta o altro incidete le decorazioni (fig. 187). Con un rotolino fate una placca di creta il cui spessore varierà a seconda delle dimensioni dell’oggetto da realizzare. Ponete la placca di creta sullo stampo e premetela su di esso con le mani. Esercitate una pressione sufficiente a far penetrare bene la creta nelle incisioni dello stampo. Togliete poi l’oggetto dallo stampo e fatelo essiccare circa mezz’ora. Uniformate i bordi dell’oggetto con un coltello, eventualmente arrotondateli con una spugna umida (fig. 188).
Le decorazioni
Potranno essere fatte a differenti stadi del lavoro: prima della cottura (argilla cruda) o prima dell’essiccazione potete incidere decorazioni con uno strumento appuntito.
Se volete solchi piú larghi di quelli che si possono ottenere in questo modo, usate lo sbozzino o altri strumenti in grado di lasciare tracce regolari e abbastanza profonde: per esempio il manico di un cucchiaio (fig. 193), monete (fig. 194), viti, chiavi (fig. 195).
Questi strumenti servono generalmente per fare decorazioni geometriche che possono ripetersi su tutta la superficie dell’oggetto.
L’ingobbiatura è un procedimento che consiste nel rivestire di barbotina il pezzo quando comincia ad essiccare e ha preso la consistenza di una pasta da torta. Per ingobbiare l’esterno potete immergere il pezzo in un bagno di barbotina sostenendolo con pinzette se l’oggetto è abbastanza piccolo, oppure usare il pennello intriso di barbotina nel caso che le sue dimensioni siano piuttosto grandi.
Per l’interno, versate barbotina per ingobbiature dentro il pezzo e copritene rapidamente le pareti, muovendo il pezzo come se doveste rivestire di caramella uno stampo da dolci; togliete poi la barbotina eccedente. Si possono anche ingobbiare solo alcune parti, invece che tutto l’oggetto, servendosi del pennello (fig. 196), oppure si possono usare in-gobbi a diversi colori. Si può fare un fondo di ingobbiatura chiaro e, una volta asciugato questo fondo, dipingervi sopra con vari colori.
Se il pezzo ha già avuto una prima cottura, si può decorarlo con colori diversi invece di dipingerlo in un unico bagno. Si possono anche fare smalti a cellette: usando una punta scavate disegni e passate negli incavi il pennello intriso di smalti di colori diversi.
Sta a voi sperimentare questi metodi diversi e trovare quello che si adatta meglio al vostro stile e alla vostra abilità.
Quando il pezzo è pronto per la prima cottura, se dovete portarlo a cuocere ponetelo in una cassetta piena di trucioli di legno. Per la seconda cottura il trasporto dovrà essere fatto con precauzioni ancora maggiori perché lo smalto non deve essere toccato. Usate stracci per avvolgere gli oggetti e pezzetti di polistirolo per proteggerli dagli urti.
Se cuocete da voi i pezzi, seguite le istruzioni che vi sono state date all’acquisto del forno. Alcuni forni non arrivano a temperature superiori a 1.100 gradi, insufficienti per il gres e anche per certi smalti. Se vi è possibile, acquistate un forno abbastanza capiente, cosí da non rischiare di trovarvi in futuro con un forno troppo piccolo. L’ideale è un forno in che certamente vorrete sperimentare angrado di cuocere anche il gres, tecnica dando avanti.