Si propone di riutilizzare tutta quella carta come giornali e riviste che una volta letti non assolvono più ad alcuna funzione. A questi si aggiungono opuscoli pubblicitari, carte da imballo usate, quaderni da buttar via, vecchie guide del telefono, ritagli di cartone. Si tratta di riprendere in mano l’antica lavorazione della cartapesta. Questa tecnica diffusa in tutto il mondo e sviluppatasi in varie direzioni a seconda degli usi e costumi dei vari paesi, ha una grande duttilità. Infatti con la cartapesta si fanno scatole, ciotole, barattoli, piatti anche per il cibo, portaombrelli, set per la tavola, maschere teatrali, religiose e carnevalesche. burattini, giochi e tante altre cose. Una variante della cartapesta è quella definita carta incollata, usata principalmente per le maschere.
Attrezzi e materiali necessari
Occorrono oltre alla carta, una grande bacinella, un bastone, una soluzione di colla o pasta d’amido, o più semplicemente una colla tipo Vinavil, forme da reperire fra gli oggetti di uso comune, olio, una spugna, una spatola metallica elastica, colori e pennelli, spray protettivo e facoltativamente sabbia, argilla, creta.
Lavorazione
Si prepara della carta in quantità molto abbondante poiché a lavorazione finita la resa è molto bassa. Nella scelta del materiale da usare bisogna fare attenzione a scartare quello che ha subito dei trattamenti chimici, come ad esempio carta e cartone plastificati: Si riempie d’acqua una vaschetta abbastanza grande ed in questa si mette il materiale strappato in piccoli pezzi. A seconda della sua consistenza varieranno i tempi di macerazione, comunque mai inferiori a quattro giorni. Non è necessario cambiare l’acqua, ma invece controllare che copra sempre tutto. Finita la macerazione si toglie l’acqua eccedente e, con un grosso bastone, si mescola e si pesta vigorosamente e a lungo, cercando di ottenere una pasta omogenea. Più risulterà di grana fine, migliori saranno i risultati del lavoro finito. Si fa bollire la poltiglia ottenuta per circa 30 minuti, mescolando di tanto in tanto. Si lascia raffreddare, si scola e si spreme con le mani per eliminare l’eccesso d’acqua. All’impasto bisogna aggiungere una buona dose di colla e mescolare fino a che sia tutto ben amalgamato. Il materiale è pronto per essere modellato sulla forma che va scelta in funzione di quanto si vuol ottenere. Si possono usare pentole, barattoli di vetro, oggetti di ceramica, di plastica rigida e molte altre cose, purché abbiano superfici non porose e forme tali da permettere di sfilarli dalla pasta modellata.
Se la pasta non viene usata subito, la si fa essiccare al sole o in forno a calore moderato e si pesta poi riducendola in polvere finissima; al momento dell’uso dovrà essere stemperata nell’acqua e, se si vuole, caricata con sabbia, argilla o creta. Secondo i casi si usano come matrici le superfici interne o esterne, o entrambe (v. fig. 103).
Le matrici si rivestono totalmente o solo in parte. Si spalmano di olio le superfici interessate e si procede all’applicazione progressiva della cartapesta sino a raggiungere lo spessore necessario, considerando che per oggetti piccoli è sufficiente uno strato di 3 mm., che dovrà essere aumentato per gli oggetti più grandi. L’abilità dell’esecutore consiste nel giusto dosaggio del materiale e sarà tanto più ragguardevole quanto più sottile sarà lo spessore. L’impasto viene disteso e compresso con le dita facendo attenzione che riempia tutte le cavità anche piccole. Con una spugnetta asciutta si preme ulteriormente, lavorando dall’alto al basso, sia per assorbire acqua, sia per migliorare l’aderenza alla forma. Quando l’oggetto è parzialmente asciutto si ripassano le superfici con una spatola metallica flessibile per levigare di fino. La spatola serve anche come regolo per rifinire bene il bordo che verrà modellato con leggeri colpetti delle dita e risulterà dello stesso spessore di tutto l’oggetto (v. fig. 104).
Per ottenere bordi in leggero rilievo la spatola deve essere usata orizzontalmente aggiungendo materiale fino a formare il cordolo voluto. Per bordi molto sporgenti bisogna operare su forme ricoperte di cartapesta fino all’orlo, si capovolgono appoggiandole su un piano debitamente unto e si forma il bordo stesso (v. fig. 105).
La decorazione plastica delle superfici si ottiene operando sul pezzo in lavorazione con strumenti elementari. Per esempio con un ferro da calza si eseguono delle impressioni semplici o incrociate su forme cilindriche o coniche (v. fig. 106).
Con la testa a goccia di un chiodo si formano piccole incavature seguendo un disegno prestabilito (v. fig. 108).
Con una corda plastificata si possono ottenere delle impressioni a spirale, semplici o incrociate, e via di seguito (v. fig. 108).
Per il momento si è parlato di decorazioni impresse; decorazioni in rilievo si ottengono aggiungendo impasto là dove si vuole, sagomandolo a mano o con l’aiuto di stampini. Con molta cura si spalma a pennello un leggero strato di colla e si lascia quindi seccare il pezzo nella sua forma esponendolo al sole o in forno ad una temperatura di 70 o 75 gradi; non bisogna avere fretta, questo processo deve avvenire progressivamente ed essere totale. Si stacca il pezzo dalla forma e si procede alla sua colorazione. Preparare una miscela di colori a tempera aggiungendo un po’ di colla, nel tono voluto, stenderla col pennello per formare la base sulla quale, una volta asciutta, si eseguiranno i disegni voluti con la sola tempera, senza colla. Si protegge il tutto con l’apposita vernice da tempera lucida od opaca.
Da una stessa matrice si possono ricavare dei gruppi di oggetti analoghi fra di loro per forma, ma che differiscono solo in altezza. Da una grande pentola di vetro da fuoco rivestendone le superfici a livelli diversi, è possibile ottenere dei set per la tavola composti da: portafrutta, insalatiera, coppe per macedonia, portapane, piatti per antipasti, piccoli vassoi, ecc. (v. fig. 109).
Se si dispone di una gamma di pentole o ciotole in gradazione di dimensioni, allora il tutto può anche diventare impilabile (v. fig. 110).
Quando si voglia costruire oltre ad un barattolo anche il coperchio, si opera come segue. Partendo ad esempio da un bicchiere cilindrico di vetro grosso, lo si riveste di cartapesta sia all’interno che all’esterno, ricavando così due forme simili, ma di diametro diverso grazie allo spessore del vetro (v. fig. 111).
Sull’elemento di diametro minore si forma con l’impasto un cordoli a circa tre cm. dal bordo; servirà da fermo al coperchio (v. fig. 112) .
Se si usa come matrice una scatola da frigorifero del tipo a spigolo poco arrotondati, si ottiene la ciotola rivestendo la parte interna completamente e applicando l’impasto all’esterno, solo per qualche centimetro di altezza, formando così il coperchio (v. fig. 113).
Una variante alle lavorazioni descritte riguarda l’impiego delle forme; infatti, essendo la cartapesta duttile e quindi facilmente modellabile, non sempre è necessario utilizzare delle matrici estraibili, ma è possibile usare supporti che rimangono incorporati nell’oggetto finito, che naturalmente non devono essere unti.
Burattini
Si prende un cilindretto di cartone, come può essere l’anima dei rotoli di carta igienica, sul quale si modellano la testa e il collo. La lavorazione è fatta a mano con l’aiuto di bastoncini e spatoline che di solito si usano per lavorare la plastilina. Si lascia essiccare e si decora. Poi si applica il vestito con una goccia di colla. La cavità del cilindro permetterà di infilare le dita e di muovere tutto il burattino (v. fig. 114).
Per fare una bambola stilizzata rigida si usa un contenitore cilindrico qualsiasi purché stretto ed alto. Incorporando una estremità si forma una sfera; la parte restante si riveste con un sottile strato di cartapesta, mantenendo la forma cilindrica. Con la decorazione in color si disegneranno la testa ed il vestito (v. fig. 115).
Maschere per il carnevale
Bisogna avere una forma base, quale una pentola, che abbia la dimensione del viso al naturale, alla quale si incollano in posizione due setti triangolari di cartone che formano il naso (v. fig. 116).
Si spalma la cartapesta in spessore sottile solo su un settore della forma; con le dita si creano i buchi per gli occhi e due piccoli fori laterali. Si lascia asciugare, si stacca, si decora; nei fori laterali si passa l’elastico per fare aderire la maschera al viso (v. fig. 117).
Lavorando in questo modo gli oggetti fattibili sono molti, dai giochi tipo i birilli, ai soprammobili, alle sculture vere e proprie.
La carta incollata. Bisogna avere una forma base di partenza ben definita come una testa di pietra o ceramica che si adagia su un piano. La testa, o altra matrice, si spalma prima di olio poi si riveste a metà con strati successivi di fogli di carta impregnati leggermente di colla.
Con le mani si preme per farli aderire perfettamente in modo che l’ultimo strato riproduca il più fedelmente possibile la forma base. Quando è bene asciutta si stacca dalla forma, si refilano i bordi con forbici ben taglienti, quindi si decora (v. fig. 118).
La maschera finita si fora in alto per poterla appendere, oppure si munisce di un bastoncino che serva da impugnatura, nel quale ad un estremo viene praticata una tacca di larghezza leggermente superiore allo spessore della maschera; quindi si incolla (v. fig. 119).
Per fare una testa completa si preparano le due metà, anteriore e posteriore, procedendo come per le maschere. La metà posteriore si decora con colore oppure applicando dei fili di lana colorati per fare i capelli. Si incollano tra di loro le due metà, facendo in modo che i capelli coprano la giunta.