Indice
In questa guida spieghiamo come riciclare i tappi di sughero per fare dei lavori creativi.
Attrezzi e materiali necessari
I turaccioli sono di sughero naturale o rigenerato; sia nell’uno che nell’altro caso devono essere trattati con alcuni accorgimenti, data l’elasticità e la discontinuità delle fibre che nel taglio possono sgranarsi e dar luogo ad altri piccoli inconvenienti. Sono tutte cose ovviabili adoperando attrezzi adatti ben affilati.
Il coltello da refilo: è composto da manico e lama. Il manico è in genere un corpo di metallo pressofuso, verniciato a fuoco, che si impugna saldamente. Può essere dotato di caricatore mobile per le lame di ricambio, altrimenti le lame trovano alloggiamento all’interno del manico stesso (v. fig. 31).
Il coltello da refilo deve essere impugnato in modo che il filo della lama formi un angolo acuto con la superficie da tagliare e il suo corpo sia perpendicolare alla superficie stessa (v. fig. 32).
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A pressioni più o meno forti corrisponde il taglio in profondità o in superficie, o una semplice incisione. Anche il diverso posizionamento della lama, cioè fissata molto o poco sporgente, ha la sua importanza: la lama lunga è adatta per il taglio di forti spessori, quella corta per il taglio di spessori sottili.
Il seghetto ad arco è composto da un telaio robusto con impugnatura, per lo più in tubo di metallo cromato o verniciato, al quale si applica con viti e galletti la lama a denti piccoli (v. fig. 33).
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Il miniseghetto è composto da una impugnatura e una lama; all’impugnatura, sagomata per una buona presa della mano, si applica la lama. anche in spezzoni, purché a denti piccoli. È più maneggevole del seghetto ad arco, può quindi lavorare in posizioni difficili per altri attrezzi (v. fig. 34).
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Il succhiello e il trapano: per forare i turaccioli è sufficiente usare un normale succhiello sottile, tuttavia è possibile impiegare anche trapani a mano o elettrici a punta fine; vari sono i tipi in commercio.
Le lime. Per rifinire la superficie tagliata si devono usare lime sottili di tipo standard (v. fig. 35).
Tronchesini e saldatore elettrico: serviranno per tagliare e saldare alcuni materiali complementari che interverranno nella costruzione degli oggetti (v. fig. 36 a, b).
Il saldatore elettrico consente di eseguire saldature a stagno; è di facile impiego anche per chi non ha mai affrontato lavori di questo tipo. È costituito da quattro parti fondamentali: una resistenza di potenza variabile contenuta nel corpo dell’apparecchio e opportunamente isolata; una o più punte intercambiabili, con possibilità diverse di utilizzo e di durata (v. fig. 37); una impugnatura; cavo di alimentazione con spina. Vere di raccordo, morsetti per contatti, interruttori, blocchi di sicurezza, completano l’apparecchio. Il saldatore elettrico si usa impiegando leghe di stagno di cui esistono in commercio confezioni in filo, in rocchetti e in bobina, oppure in barrette; varia anche la composizione della lega secondo l’impiego cui essa è destinata.
I complementi di lavorazione. Nella descrizione relativa alla formazione di oggetti con l’impiego di turaccioli verranno analizzati caso per caso i materiali complementari necessari, quali i supporti, cercando sempre di reperirli tra le cose scartate. Le colle: in generale è possibile usare qualsiasi tipo di colla per sughero; con cautela quelli a base di acqua data la porosità del sughero.
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La vernice protettiva trasparente si usa nella fase di finitura. Nella trattazione degli oggetti da costruire con i turaccioli ricuperati, verrà specificato in ciascun caso il tipo da impiegare, se lucido od opaco, comunque sempre spray. Colori: per la maggior parte dei casi si consigliano pitture trasparenti come le aniline o i mordenti da legno: ogni prodotto si impiega seguendo le norme indicate nelle confezioni.
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Il tritacarne: si tratta di riadoperare il vecchio tritacarne a mano (v. fig. 38).
Spatola metallica: sarà bene disporre di qualche spatola in varie misure. purché molto elastiche.
Lavorazione dei turaccioli
Taglio, assemblaggio e finitura. I turaccioli che di solito si hanno in casa, variano per forma e dimensione: tappi cilindrici piccoli e grandi; di diametro e altezze diversi a fungo e tappi completati da altri materiali. Per la lavorazione bisogna disporre di un piano libero da ingombri sul quale sistemare tutto quello che serve. Poiché tagliare i turaccioli vuol dire usare lame ben affilate che possono danneggiare la superficie del tavolo, è bene proteggerla con un pannello rigido, truciolare, masonite o un semplice cartone pressato un po’ grosso. A lato disporre i turaccioli, gli attrezzi, le colle ed i materiali complementari che si devono usare.
I tagli fondamentali dei turaccioli si eseguono impiegando il miniseghetto quando si tratta di spessori piccoli ed il seghetto ad arco per spessori maggiori. Le piccole parti di sughero vengono asportate con il coltello da refilo. Per forare si usa il succhiello quando i turaccioli sono piccoli, altrimenti il trapano a mano o elettrico. Ogni elemento tagliato deve essere rifinito con la lima per togliere le sbavature. Da un turacciolo cilindrico è possibile ricavare dei semicilindri e dei dischi e, da questi, degli elementi poligonali componibili: quadrati, triangoli, esagoni (v. fig. 39, 40, 41, 42, 43). Per tinteggiarli si possono piccoli, altrimenti il trapano a mano o elettrico. Ogni elemento pure colori coprenti da stendere col pennello o usando confezioni spray.
Per fare dei coordinati per la tavola
Un servizio all’americana composto da sottopiatti, sottobottiglie e appoggiapentola in sughero, opportunamente protetto, si può creare in numerosi modelli. Tra i turaccioli che sono stati accantonati, si scelgono quelli di uguale dimensione, cilindrici o a fungo. Si tagliano e rifiniscono come precedentemente indicato tenendo presente che lo spessore ottimale per sottopiatti e sottobottiglie è di circa 5 mm., per i sottopentola le indicazioni opportune sono da pag. 41 in avanti. I setti di sughero preparati devono essere colorati, assiemati e protetti. Si assiemano incollandoli fra di loro su un supporto che può essere per esempio di plastica semirigida da comprarsi in rotolo nelle cartolerie, colorifici o supermercati. Il supporto viene tagliato in dimensioni leggermente più grandi dell’oggetto finale. Si procede quindi all’applicazione di setto per setto, avendo cura di far ben aderire gli elementi fra di loro ed alla base. Infine si rifila il supporto eccedente e si spruzza il tutto con vernice protettiva trasparente. Si può ottenere un aspetto lucido od opaco, tuttavia bisogna tener presente che la finitura lucida è più delicata poiché su di essa risulteranno più evidenti le piccole graffiature inevitabili nell’uso. La qualità di setti da preparare dipende dalla forma e dimensione degli elementi in sughero e dal modello che si vuole realizzare.
Sottopentola
Per il taglio dei turaccioli valgono le indicazioni precedenti, variano invece gli spessori ed il sistema di assemblaggio, poiché i sottopentola hanno come loro funzione principale quella di isolare il tavolo dal calore della pentola. Non è necessaria l’applicazione del supporto, poiché gli elementi di sughero vengono collegati tra di loro con spago, chiodi a doppia punta, fili di metallo rigidi o flessibili. Per facilità di lavorazione sarà utile disporre di un foglio di carta o plastica adesiva.
Modelli assiemati con incollaggio e legatura (v. fig. 44)
Si impiegano turaccioli cilindrici che si tagliano in modo da ottenere elementi alti circa 2 cm che si possono utilizzare direttamente. Lavorati ulteriormente si trasformano in prismi esagonali o triangolari servendosi di una mascherina di cartone rigido esattamente dimensionata; appoggiata sopra ogni cilindretto servirà da guida per il taglio da farsi con il coltello da refilo (vedi pag. 40). Se si utilizzano turaccioli a fungo, bisogna staccare l’eventuale calotta metallica che spesso ricopre una parte del tappo. Si riduce l’altezza a cm. 4 asportando una parte del gambo (vedi pag. 40). Bisogna poi trasformare il bulbo da tondo in esagonale. Tutte le operazioni descritte per i quattro modelli devono essere eseguite con precisione in modo che le superfici da incollare aderiscano bene tra di loro. Si rifiniscono i pezzi e si colorano. Si dispongono sulla carta o plastica adesiva uno ad uno incollandoli anche tra di loro e si forma la composizione desiderata. Quando la colla ha fatto presa, si effettua una legatura a metà altezza con filo metallico, ottone, rame, filo zincato o, più semplicemente, con uno spago resistente e poco elastico. Quando si impiegano turaccioli a fungo la legatura deve essere fatta sul bulbo. Nel punto di chiusura si forma un’asola che servirà per appendere il sottopentola a qualunque gancio (v. fig. 45).
Si stacca il foglio adesivo ed infine si spruzza la vernice protettiva trasparente.
Modelli assiemati con fili metallici passanti e chiodi a doppia punta
Per la formazione di questi sottopentola le operazioni sui turaccioli, limatura, colorazione. verniciatura protettiva ecc. seguono le descrizioni già date. Primo esempio: si impiegano turaccioli cilindrici interi il più possibile uguali tra loro e fili metallici rigidi e altri flessibili: in ogni tappo si praticano due fori passanti ad altezze diverse, con direzioni perpendicolari tra di loro, mantenendo le stesse posizioni per tutti i tappi (v. fig. 46).
I fili metallici vanno tagliati con la cesoia; quelli rigidi devono risultare lunghi quanto l’oggetto finito. Il filo flessibile sarà uno solo lungo il doppio di quelli rigidi più 4 cm. circa., curvato nel punto di mezzo con un diametro uguale a quello del turacciolo. Si dispongono in piedi i turaccioli di una fila, uno ad uno, allineati sulla carta adesiva e con un punto di colla sulla superficie di contatto tra tappo e tappo, in modo che i fori praticati in basso siano coincidenti. Si inseriscono i fili metallici rigidi, spalmati di colla, e si preparano le file necessarie. A questo punto si accostano l’una all’altra, aiutandosi con un po’ di colla e si procede all’inserimento dei fili rigidi, sempre spalmati di colla, nei fori in alto, che devono corrispondere in senso trasversale ai precedenti (v. fig. 47).
Le ultime due file sono collegate con il filo flessibile, anche qui con un po’ di colla.
Per eseguire il tipo a fili rigidi incrociati servono 72 turaccioli e 24 fili metallici rigidi lunghi cm. 24. Ad ogni turacciolo bisogna praticare 3 fori passanti: uno verticale a 7 mm. circa dal bordo, due orizzontali sfalsati rispetto al precedente e praticati a 1/3 e 3/4 dell’altezza. Per facilitare il posizionamento di questi due fori passare nei fori verticali di due turaccioli i fili metallici rigidi, facendoli fuoriuscire di circa 1/2 cm.: si sporcano le punte di nero fumo, si accostano i due tappi, si posiziona trasversalmente un terzo tappo che toccherà le punte affumicate, determinando la posizione dei fori orizzontali (v. fig. 48). Eseguite le forature, che sono l’operazione più delicata, si procede alla formazione del pezzo, usando la colla in tutti i punti di contatto e infilando via via turaccioli e fili metallici (v. fig. 49).
Per eseguire il tipo assiemato con fili rigidi e chiodi a doppie punte, servono 25 turaccioli: le operazioni sono analoghe a quelle descritte precedentemente. Per ogni turacciolo serve solo un foro, da praticarsi a metà altezza. Si preparano le file nel numero e misure necessarie; in ogni turacciolo si inserisce un chiodo a doppia punta per metà della sua lunghezza, per tutte le file, tranne una che sarà quella terminale (v. fig. 50).
Si adagia sul piano di lavoro una fila con i chiodi, a questa accostare una seconda fila in modo che i chiodi della prima penetrino in parte anche nei turaccioli della seconda, nel centro del disco libero: si procede così sino alla fila terminale. Fare attenzione che in questa operazione le-file siano ben allineate tra di loro (v. figg. 51-52).
Disporre verticalmente il pannello così ottenuto, mettere dei punti di colla tra fila e fila, con piccoli colpi di martello far aderire le file tra di loro. Il modello descritto è di piccole dimensioni, per sottopentola più grandi basta aumentare il numero delle file e la loro lunghezza.
Per fare delle lampade
Con pazienza e precisione si possono costruire apparecchi d’illuminazione particolari, adatti per molti locali, in città e in campagna. Il sughero ha per sua natura un aspetto gradevole, ma volendo è sempre possibile trattarlo con vernici trasparenti o meno, come già descritto. Le lampade a sospensione che si propongono danno un cono di luce verso l’alto e il basso, inoltre una luce diffusa filtrerà tra sughero e sughero. Lo stesso per le lampade da tavolo, tuttavia per queste ultime sarà bene dare all’interno della lampada stessa una mano di bianco lucido. In ogni caso se si vogliono tinteggiare i turaccioli si consigliano colori all’anilina che, essendo trasparenti, lasciano intravedere la grana del materiale.
Lampade a sospensione e da tavolo
La realizzazione delle lampade comporta l’esecuzione di un elemento aggiuntivo: un telaio metallico che consente l’applicazione della parte elettrica. I telai possono avere molte forme pur conservando lo stesso principio costruttivo. Bisogna disporre di fili metallici rigidi e semi-rigidi del diametro di 2 o 3 mm., di un tronchesino, di un saldatore, filo elettrico, portalampada e interruttore. Si consigliano lampade smerigliate da 60/100 watt. Telai per lampade a sospensione e da tavolo (v. figg. 53-54). Gli elementi di sughero che vengono impiegati per la formazione dei diffusori possono avere molte forme, dal tappo intero, al semicilindro, ai dischetti, ai prismi ecc. da soli o in combinazione tra loro. I collegamenti, nel caso di lampade a sospensione, avvengono con cordoncini passanti fissati al telaio e bloccati in basso con un grosso nodo, oppure inserendo tra turacciolo e turacciolo delle cambrette (v. figg. 55-56).
Per costruire lampade da tavolo si deve fare riferimento allo schema che segue, adeguando le dimensioni alle misure del modello che si vuole realizzare. Per costruire il telaio: tagliare i fili metallici rigidi necessari nella lunghezza voluta e di questi, n. 4 lunghi 3 cm. in più. Saldare i fili al cerchio di base, distanziandoli tra di loro di cm 2,5 ca. I fili più lunghi devono fuoriuscire di 3 cm. dal cerchio per formare i piedini di appoggio della lampada. Applicare il portalampada già collegato col filo elettrico munito di interruttore e spina.
Infilare sulle bacchette i turaccioli preventivamente forati. fissandoli anche con un punto di colla. I terminali superiori sono infilati solo per metà. 4 tappi devono essere infilati dal di sotto sui piedini. Si collegano tra di loro i turaccioli che formano il cerchio superiore con delle cambrette a cavaliere tra l’uno e l’altro (v. figg. 57-58).
Per fare dei giochi
Si possono fare giochi per piccoli e grandi, basta un po’ di creatività.
Scacchiera e pedine. Per formare la scacchiera bisogna usare n. 256 setti di sughero quadrati alti 2 cm. di cui 128 vanno lasciati chiari e 128 trattati con mordente marrone. Incollarli su un supporto rigido quadrato di cm. 32 x 32. Ogni quadrato della scacchiera di cm. 4 x 4 è composto da 4 setti dello stesso colore. L’oggetto sarà più elegante se rifinito con un bordo che verrà realizzato con turaccioli tagliati a metà e incollati sul perimetro; in questo caso bisogna aumentare la dimensione del supporto di base a cm. 35 x 35 (v. figg. 59-60).
Una spruzzata di vernice trasparente completa e protegge la scacchiera. Le pedine necessarie per il gioco della dama si ottengono con dei semplici setti cilindrici alti un cm., metà chiari e metà scuri: trattati con mordente beige e marrone oppure colorati in bianco e nero. Dalla semplice scacchiera per la dama si passa ad altri giochi con pochi accorgimenti. Sul retro della scacchiera si applicano n. 256 quadratini dello stesso colore sui quali verrà verniciato il disegno della tavola mulino.
Esistono molti altri giochi, soprattutto sudamericani e cinesi, che si basano sull’uso di tavole che, naturalmente, avranno ciascuna un proprio schema; per la maggior parte sono realizzabili con i turaccioli seguendo le indicazioni date per la scacchiera.
Il trenino snodalo. Si tratta di trasformare i turaccioli interi in tanti vagoni, una locomotiva e dei vagoni merci. Ciò si ottiene incominciando con l’applicare 4 ruote a ciascun turacciolo. Le ruote non sono altro che dei setti circolari di sughero forati al centro, che vengono fissati al turacciolo con un chiodo a testa larga e con il gambo leggermente più sottile del foro del tappo per permettere alla ruota di girare. I vagoncini sono così pronti. Per fare la locomotiva si aggiunge il comignolo lavorando un turacciolo con un coltello da refilo e con una lima, quindi si incolla nella giusta posizione. Due spilli con capocchia colorata saranno i fanali (v. fig. 61).
I vagoni merci si realizzano come i vagoncini, solo che il tappo è tagliato a metà, a semicilindro. I1 collegamento tra tutti gli elementi per formare il trenino avviene con delle cambrette applicate alternativamente in verticale e in orizzontale (v. fig. 62).
Per ultimo tra i due fanali della locomotiva si attacca un cordoncino per tirare il treno. Il gioco così è già completo, ma è possibile tinteggiare i vagoni e la locomotiva in tanti colori; disegnare i finestrini, le porte, ecc. (v. fig. 63).
Il tiro a segno. Questo gioco è costituito dal bersaglio e da alcune frecce (v. fig. 64). Con i turaccioli è possibile realizzare solo il bersaglio, che normalmente è un disco di cm. 45 di diametro, ma per farlo più facilmente con i tappi è meglio trasformarlo da tondo in esagonale. Occorrono n. 130 ÷ setti esagonali o n. 260 ÷ setti triangolari che si applicano su una base rigida come compensato, masonite, ecc. opportunamente tagliata in dimensione. Il disegno che identifica le zone di diverso valore dei punti, si può dipingere sul bersaglio già composto o anche preventivamente colorando i setti e disponendoli poi a formare il disegno. I numeri possono essere scritti con un pennarello a punta grossa, oppure applicando gli autoadesivi in vendita presso qualunque buona cartoleria o colorificio. Per appendere il bersaglio è sufficiente attaccare sul retro un normale gancio da quadro, 4 cambrette serviranno per far passare la corda di bloccaggio (v. fig. 65).
Gli animali. La tecnica di realizzazione da adottare per fare piccoli animali si richiama alle descrizioni precedenti. I disegni danno solo alcune idee, ma partendo da queste è possibile sviluppare un intero zoo (v. figg. 66-67-68).
Rigenerazione del sughero dei turaccioli. Non sempre i turaccioli sono in condizione di poter essere usati come nei casi descritti in precedenza, perché spesso il cavatappi li danneggia. Si propone allora il loro riutilizzo con una tecnica di lavorazione un poco più complessa. Si tratta di ridurre il sughero in briciole. Si spezzettano i tappi in pezzi che si macinano nel tritacarne, ripassando più volte per ottenere una certa finezza. Bisogna disporre di forme base che serviranno da matrici per la costruzione degli oggetti.
Oggetti per la casa
Per fare delle ciotole, vasetti, vassoi ecc. (v. fig. 69). Innanzitutto bisogna individuare la matrice che può essere scelta tra: stampi per dolci, pentole e pentolini, bicchieri ecc. Ungere la matrice all’esterno sino all’altezza desiderata e comunque al di sotto di eventuali ingombri come i manici o bordi in rilievo, delimitando la zona da trattare con un nastro adesivo.
Poi si prepara l’impasto mescolando il sughero tritato con colla a lenta presa a base di acqua, in modo da ottenere un impasto consistente. Si spalma sulla matrice sino a raggiungere lo spessore necessario. avendo cura di non lasciare cavità. Lo spessore dipende dalle dimensioni dell’oggetto. ma non potrà mai essere inferiore a mm. 7-8. Con una spatola metallica molto elastica si eguaglia e si liscia la superficie esterna. Si lascia essiccare il pezzo e lo si stacca dalla forma. Si procede alla finitura carteggiando, colorando, ecc. operando come per la lavorazione dei turaccioli.
Per realizzare un vassoio: primo esempio di circa cm. 25 x 35, si taglia un foglio di plastica autoadesiva di cm. 45 x 55 sul quale dalla parte adesiva si spalma la pasta di sughero e colla fino a uno spessore di cm. 2 facendo attenzione che tale spessore sia uniforme almeno per una zona di cm. 40 x 50 (v. fig. 70).
Si liscia con una spatola elastica e si lascia essiccare perfettamente. Usando la squadra metallica si disegna al centro un rettangolo di cm. 25 x 35 e lo si ritaglia incidendo prima con il coltello da refilo poi con il miniseghetto. Dai residui si ricavano n. 2 strisce larghe cm. 2
e lunghe cm. 35 e n. 2 di cm. 2 x 21 (v. fig. 71).
Le strisce verranno incollate al perimetro del rettangolo per formare il bordo. Con strisce larghe sempre cm. 2 ma lunghe cm. 33 (n. 2) e cm. 23 (n. 2) si ottiene un bordo a seguire (v. fig. 72).
Secondo esempio: si procede come per il primo: solo che la plastica dovrà essere tagliata qualche centimetro più grande della misura finale. Il bordo si otterrà incollando al perimetro dei turaccioli tagliati verticalmente a metà ed applicati quando l’impasto è ancora morbido. Ad oggetto perfettamente indurito si asporta la plastica eccedente con il coltello da refilo o anche semplicemente con forbici curve.
Turaccioli accoppiati a supporti già formati. I turaccioli possono anche essere usati come rivestimento di contenitori che altrimenti sarebbero da buttar via. Interi, tagliati a metà, a seni di qualunque forma, trasformano per esempio un fustino vuoto di detersivo in un oggetto d’uso diverso, dandogli un aspetto nuovo. Si possono fare portaombrelli. barattoli piccoli e grandi. portamatite, ecc.
Per fare un portaombrelli. Bisogna disporre di un fustino da detersivo di misura grande. Si spruzza l’interno con vernice spray alla nitro per impermeabilizzare il cartone e per dargli il colore voluto. Si riveste l’esterno con i turaccioli. Sul fondo, all’interno, sarà bene mettere un piatto raccogli gocce.
Per fare barattoli piccoli e grandi, portamatite ecc. si rivestono scatole e scatolette di cartone, scatole per scarpe e così via. Anche l’interno può essere rivestito in sughero, oppure più semplicemente colorato o rivestito in carta a disegni, in plastica o in stoffa.