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I L’uomo ha sempre fatto il sapone mescolando, a caldo, grassi vegetali o animali con la soda. Con questo procedimento le sostanze grasse di partenza si scindono in glicerina e acidi grassi. La glicerina viene recuperata per altri usi, mentre gli acidi grassi si combinano con gli alcali e diventano sali sodici di acidi grassi, cioè sapone.
Nel XVIII secolo si capì che la molecola del sapone era allungata e che le sue due estremità si comportano in maniera diversa. Una è attratta dall’acqua (idrofila), mentre l’altra la respinge (idrofoba). Questa estremità idrofoba della molecola ha la capacità di aderire alle particelle dello sporco fagocitandole ed esponendole alla parte idrofila della molecola del sapone. Questo fa sì che lo sporco sia solubile nell’acqua e possa essere sciacquato via.
Per fare il sapone può essere usato qualsiasi tipo di grasso la cui natura, però, incide sulle caratteristiche detergenti del sapone. Il sapone fatto con il lardo di maiale, per esempio, lava molto bene, è delicato sulla pelle, ma produce poca schiuma. Se invece si vuole molta schiuma si deve adoperare un sapone vegetale a base di olio di oliva come il sapone di Marsiglia, oppure l’olio di cocco per la schiuma da barba.
Se vi guardate intorno troverete centinaia di tipi di sapone e di detersivi, ma con questi due termini, che spesso usiamo indifferentemente per indicare qualcosa che ci serve per lavare, si intendono prodotti molto diversi fra loro. Nel corso degli ultimi 80 anni gli scienziati hanno lavorato per trovare un sostituto del sapone anche perché (soprattutto durante le due guerre mondiali) molti generi, tra cui il grasso di animale, divennero scarsi. Agli inizi degli anni Cinquan
ta fu realizzato il primo detersivo in polvere ma, come tutte le scoperte, questo nuovo prodotto forniva vantaggi e svantaggi. Il vantaggio era che i detersivi lavavano anche in acqua dura e acqua fredda. Lo svantaggio era che, a differenza del sapone, i detersivi non potevano essere abbattuti e biodegradati dai batteri e da altri processi naturali. Quindi i detersivi iniziarono a essere raffinati, finché a metà degli anni Sessanta i produttori cambiarono le loro formule, rendendoli biodegradabili. I detersivi, rispetto allo sporco, funzionano come i saponi ma, a differenza di questi, non sono influenzati dall’acqua calcarea. Sono in pratica degli emulsionanti che abbassano la tensione superficiale dell’acqua e aumentano la sua capacità di penetrare e dissolvere lo sporco e di tenerlo in sospensione.
Ultimo aggiornamento 2025-01-17 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
LA REGOLA DEL CONTRARIO
Il cosiddetto pH, che spesso sentiamo citare dalla pubblicità, non è un acronimo di qualche parola sconosciuta, ma un simbolo che rappresenta una convenzione chimico-matematica utile per definire presto e bene il grado di acidità o di alcalinità di una soluzione. Per i più curiosi, il pH è il logaritmo negativo della concentrazione di ioni idrogeno in rapporto a una scala i cui valori estremi sono 0 e 14. Più semplicemente. 0 rappresenta il massimo dell’acidità e 14 il massimo dell’alcalinità: il valore medio di questa scala, cioè 7, rappresenta la neutralità. Il grado di acidità aumenta via via che il pH scende dal valore 7 fino a 0. mentre è sempre più alcalino se il pH sale da 7 a 14.
Per offrire un quadro più comprensibile vengono riportati qui di seguito i valori medi di pH di alcuni prodotti che quasi unti abbiamo in casa.
Sapone di Marsiglia 5-6
Etere 19-10
Acido muriatico 0-1
Candeggina 1-2
Bicarbonato di sodio 6-7
Detersivo liquido 10-11
Aceto 2-3
Sale da cucina 7
Ammoniaca 11-12
Limone 3-4
Sapone ‘neutro’ 7-8
Detersivo per lavastoviglie 12-13
Yogurt e latte acido 4-5
Alcol denaturato 8-9
Soda caustica 13-14
Se si mette a contatto una sostanza acida con una alcalina, avviene una reazione (spesso con sviluppo di calore) che produce una nuova sostanza, chiamata ‘sale’, il cui pH generalmente è compreso nel campo della neutralità. Per capire tutto questo basti pensare che il sale da cucina, il cui pH è 7, si può ottenere dalla reazione tra l’acido cloridrico o muriatico, con pH 0. e la soda caustica, con pH 14.
Ebbene, voi direte, ma che cosa c’entra tutto questo difficile ragionamento con le macchie e con le pulizie?
C’entra e come! Perché, nella maggior parte dei casi, la smacchiatura non è altro che un processo chimico di `salificazione’ e `solubilizzazione’ di un composto (la macchia), di natura acida o alcalina, che deve essere reso innocuo (cioè neutralizzato a sale) da un composto (il detergente), il cui pH deve essere contrario (rispettivamente alcalino o acido) di quello della macchia, e successivamente essere indebolito (cioè distaccato) e asportato (cioè solubilizzato in acqua). Per dirla in breve: le macchie di natura acida si smacchiano con detergenti alcalini, e le macchie alcaline con detergenti acidi.
Qualche chimico storcerà il naso per queste affermazioni forse troppo semplicistiche, sapendo bene che i processi di smacchiatura sono il risultato anche di molte altre reazioni chimico-fisiche come, per esempio, quelle ‘ossido-riduttive’ o quelle legate ai tensioattivi presenti nei detersivi, ma addentrarsi in questi non facili aspetti scientifici avrebbe portato ‘fuori tema’ chi ha scritto e chi leggerà questo modesto libro. La cosa importante è far capire che la banale smacchiatura o le consuetudinarie pulizie sono attività domestiche che rispondono alle meravigliose leggi della chimica.
I vari tipi di detersivo
I detersivi sono stati inventati per svolgere lo stesso lavoro del sapone: sciogliere lo sporco senza formare una schiuma insolubile. Ma ormai l’industria del sapone è riuscita a selezionare detersivi specifici per ogni tipo di sporco e per tutti i tipi di pulizia. Vediamoli.
-Detersivo per lavastoviglie
È forte e aggressivo; il suo pH alcalino si aggira su valori tra 10 e 12. Pulisce molto bene i piatti e può essere usato anche per pulizie di sporco molto forte.
-Detersivo liquido per i piatti
Questo è il più delicato e anche uno dei più neutri (pH 8-9). E studiato per togliere l’unto e risciacquare facilmente.
-Detersivo in polvere
Contiene silicato e sabbia per svolgere anche un’azione abrasiva.
-Detersivo biologico o con enzimi
Rappresenta la maggior parte dei detersivi in commercio. Questi prodotti agiscono sulle macchie di tipo proteico, come tuorlo d’uovo, latte, sughi, sangue, sudore, urina, vomito, sostanze fecali e altre sostanze organiche. In generale contengono colture di batteri che, al contatto con l’acqua calda, si attivano producendo una serie di enzimi che digeriscono le materie organiche presenti. Finché esiste la loro fonte di cibo, cioè la macchia, i batteri continuano a riprodursi fino a completo digerimento del contaminante, dopo di che muoiono per mancanza di nutrimento. I detersivi biologici non vanno usati sulle fibre naturali di origine animale, come la lana e la seta, e sui tessuti gommati.
Che cosa c’è dentro un detersivo
La maggioranza delle persone considera i detersivi come innocue polverine ‘magiche’ che, in un baleno, non solo puliscono la nostra biancheria, ma soprattutto ne garantiscono il requisito irrinunciabile, e cioè che sia bianca. Come se il bianco fosse la garanzia del pulito, e invece non è così, perché quel «bianco che più bianco non si può…» è soltanto un effetto ottico. Ma andiamo con ordine, perché non avete idea di quante e quali sostanze chimiche siano composti i detersivi: tenterò di enumerarle e descriverle sinteticamente.
-I tensioattivi
Inizio dalle sostanze che praticamente rappresentano ‘la magia’ dei detersivi, cioè i tensioattivi. Sono loro che determinano quella ‘tensione’ o quella particolare ‘attrazione’ superficiale, per cui lo sporco viene staccato dal tessuto. Esistono tre tipi di tensioattivi: anfoteri, anionici, cationici.
-I tensioattivi anfoteri
Nell’acqua di lavaggio si comportano, a seconda del pH, come acidi o come basi. Hanno il compito di ‘frenare’ la schiuma nelle lavatrici. Malgrado siano nocivi per l’ambiente, non sono stati vietati.
-I tensioattivi anionici
Sono tutti appartenenti alla famiglia degli alchil-lauril-solfonati: sostanze in grado di ionizzarsi in acqua e produrre ioni negativi che attraggono lo sporco carico positivamente.
-I tensioattivi cationici
A differenza dei precedenti, questi si ionizzano positivamente per neutralizzare lo sporco di carica negativa.
-Gli sbiancanti
Sono costituiti per lo più da perborato di sodio il quale, liberando ossigeno, sbianca con un procedimento molto aggressivo che si potrebbe d finire di ‘bruciatura chimica’. La biancheria trattata spesso con gli sbiancanti si logora molto fretta.
-I ravvivanti ottici
Non c’entrano nulla con la pulizia della biancheria, ma determinano soltanto un deviante effetto ottico. L’uso di queste sostanze fa sì che la luce del sole venga riflessa dalla biancheria con lunghezza d’onda maggiormente nel campo del blu, dandoci la sensazione di uno splendore blu-bianco. Ma si tratta appunto di una sensazione. Una certezza, invece, è che, con la prolungata esposizione al sole, i materiali fluorescenti vengono distrutti e al loro posto appare un giallo più accentuato di quello esistente senza sbiancante ottico
-Gli addolcitori
Con l’acqua molto dura, oltre ai tensioattivi, sono necessari anche gli addolcitori, perché servono a non far depositare il calcare sul bucato sulle resistenze della lavatrice.
-Gli enzimi
Vengono prodotti da batteri e sono capaci di distruggere le albumine, le proteine e le macchie di origine biologica. La loro azione è paragonabile a quella di un bucato ad alta temperatura.
-I riempitivi
Servono semplicemente per gonfiare il volume, facendo sembrare più economico un gigantesco fustino di detersivo. La percentuale di questi sali inutili può raggiungere addirittura il 30%, e quindi i consumatori italiani pagano una sostanza inutile che si portano a casa e che infine buttano nei fiumi.
-Gli antischiuma
Sono rappresentati dai siliconi che evitano la fuoriuscita della schiuma dalle lavatrici.
-Gli anticorrosivi
Si tratta generalmente di silicato di sodio o di alluminio, in quantità tra il 4 e il 6%.
-I profumi sintetici
Servono per nascondere un problema creato dalla composizione dei detersivi sintetici. Lo 0,2% di oli profumati sintetici presenti nei detersivi serve a nascondere l’odore sgradevole dei residui di lavaggio rimasti sulla biancheria
-Gli ammorbidenti
Il massimo coronamento dei successi della chimica dei detersivi si realizza senza dubbio con gli ammorbidenti. Come è composta questa pellicola chimica con la quale rivestiamo con tanto piacere i nostri indumenti? In pratica si tratta di miliardi e miliardi di molecole con una ‘testa’ e una ‘coda’, diciamo simili ai girini, le quali si stratificano, a testa in giù, sulle fibre del tessuto lasciando che le loro ‘code’ formino una sorta di tappetino morbido che, quando tocchiamo il tessuto, ci conferisce l’effetto peluche. Inoltre la biancheria, ricoperta da questa pellicola di ammorbidente, cede la sua umidità con minor facilità e quindi viene evitato che si secchi, con lo svantaggio, però, di rimanere umida e ammuffire più facilmente, favorendo così la formazione dei batteri.
Tutto ciò conduce a un risultato piuttosto utile, dal punto di vista dei produttori: la biancheria deve venire rilavata al più presto e cioè… il detersivo e gli ammorbidenti devono essere usati con più frequenza.
-I falsi agrumi
Negli ultimi anni, sotto la spinta di una certa domanda sociale di ecologia, l’industria del sapone ha messo sul mercato alcuni detersivi, soprattutto liquidi, definendoli ‘al limone’. Quando la pubblicità ci martella su un detersivo ‘al limone’, e quando sulla sua confezione vediamo campeggiare un’immagine dell’agrume con tanto di goccia che esce, non v’è dubbio che tutti noi pensiamo che in quel detersivo c’è del limone, in una delle sue tante possibili trasformazioni. E invece no. Siamo tutti presi in giro dalla pubblicità e dalle immagini sulle confezioni, perché quei detersivi non contengono olio o estratto di limone, ma un terpene (cioè un idrocarburo) chiamato ‘d-limonene’, che viene estratto dal cracking (distillazione industriale) dei copertoni usati delle auto. L’azione solvente del limonene dissolve grasso e olio, e inoltre ha un odore molto simile al limone (e questo inganna ulteriormente il consumatore).
LA DUREZZA DELL’ACQUA
Acque con molto calcio e magnesio vengono chiamate ‘dure’. Acque che contengono piccole quantità di sali di calcio e magnesio vengono considerate ‘dolci’. Lavandosi con acqua dolce e sapone si ha una sensazione morbida e il sapone stenta ad andare via, mentre con l’acqua dura il sapone va subito via, ma può formare macchie di calcare saponato difficilmente solubili.
Secondo la legislazione sui detersivi le acque vengono classificate in diverse classi di durezza. Su tutte le confezioni dei detersivi per lavastoviglie e lavatrici sono riportate le indicazioni per le dosi in base al grado di durezza dell’acqua. Seguitele cercando però di scarseggiare nelle dosi consigliate. In Italia le acque vengono classificate esprimendo la durezza in gradi francesi (°F). Un grado francese corrisponde a 10 milligrammi di carbonato di calcio sciolto in un litro di acqua.
Gli altri prodotti per le pulizie
Al di là del sapone e dei detersivi, sono molti altri i composti chimici, sintetici o naturali usati nella guerra allo sporco e alle macchie. Li riportiamo sinteticamente in ordine alfabetico.
BRASIVI
Sono prodotti per la pulizia della casa, assai diffusi ed efficaci, venduti sotto forma di polveri e di creme se-miliquide. Preferite queste ultime per la pulizia dei materiali e delle superfici che possono essere facilmente graffiate come plastica, acciaio e teflon (adoperato come rivestimento antiaderenza nelle padelle).
ACETATO D’AMILE
È detto anche ‘olio di banana’ per il suo caratteristico odore fruttato. L’acetato di amile è un solvente di resine e smalti, e quindi è particolarmente adatto a rimuovere lo smalto delle unghie e la lacca per capelli dai tessuti di acetato, triacetato, modacrilico e raion, che possono venire danneggiati dall’acetone.
ACETO
Prodotto della fermentazione di bevande alcoliche di bassa gradazione.
È particolarmente adatto per eliminare le incrostazioni di calcare. Può ‘brillantemente’ sostituire il brillantante della lavastoviglie pulendo piatti e bicchieri senza lasciare aloni, ma soprattutto senza inquinare. È un ottimo detergente per la pulizia delle caffettiere e dei bricchi per il tè.
ACETONE
Risulta essere un liquido incolore, molto volatile, infiammabile, di odore gradevole e pungente. È un solvente di grassi, resine e smalti, quindi è usato spesso per togliere lo smalto delle unghie. Serve anche per rimuovere macchie di vernice e di colle sintetiche.
ACIDO FLUORIDRICO
È un acido forte che attacca silice e silicati, e quindi viene impiegato per le incisioni sul vetro e per la preparazio-
ne del teflon. Per questi motivi non va mai usato vicino a vetri, porcellane, cineserie e soprattutto in prossimità di padelle antiaderenti. Questo acido stinge il rosso, quindi va tenuto lontano da oggetti o stoffe di colore rosso. L’acido fluoridrico per usi casalinghi è diluito in acqua al 10% ed è usato come smacchiatore per la ruggine. Il maggior pericolo nell’uso dell’acido fluoridrico, anche se diluito, è che può penetrare velocemente attraverso la pelle, causando ustioni di secondo e terzo grado.
ACIDO MURIATICO
Non è altro che acido cloridrico con molte impurità. È usato per la pulizia del water, degli scarichi in generale e
per gli schizzi di malta o cemento su muri e pavimenti. Molto corrosivo per i metalli, è velenoso, e ad alta concentrazione danneggia la pelle e le mucose. Corrode irrimediabilmente il cotone, il raion e il nylon.
ACIDO OSSALICO
Si vende nelle drogherie, ma anche in farmacia. È utile come smacchiante per i capi in pelle, ma (attenzione!) li decolora, quindi è sempre necessario ricolorare la parte. Seguite attentamente le istruzioni per l’uso.
ACIDO SOLFORICO
È uno degli acidi più corrosivi (il suo pH si aggira intorno a 0). È un potente ossidante e viene usato, con particolari diluizioni, per sturare i tubi di scarico.
ACQUA OSSIGENATA
Venduta in farmacia e nei supermercati, è un composto chimico che tende a liberare ossigeno. Svolge quindi un’azione blandamente disinfettante. Acquistate
acqua ossigenata a 20 volumi e diluite in 4 parti di acqua fredda: con questa soluzione potete lasciare in ammollo qualsiasi tipo di tessuto, tranne il nylon e quelli che hanno subito trattamento ignifugo, per non più di un quarto d’ora, ma tenete sotto controllo l’effetto decolorante. Solo i tessuti bianchi possono restare in ammollo per molto tempo.
ACQUARAGIA
In vendita nei colorifici e nei supermercati, è detta anche ‘essenza di trementina’ perché è ricavata per distillazione della trementina ottenuta dalla resina dei pini, ma quella più diffusa commercialmente è l’acquaragia minerale derivata dal petrolio. È bene non gettare acquaragia nelle fognature, in quanto non è assolutamente biodegradabile ed è tossica per molte specie animali e vegetali, sia fluviali, sia marine.
ALCOL DENATURATO
È alcol etilico cui sono state aggiunte sostanze ‘difficilmente eliminabili’ per non essere usato a scopi alimentari. Essendo un solvente in grado di mescolarsi con l’acqua, l’alcol viene addizionato in alcuni prodotti (come quelli per pulire i vetri) per aumentare il loro potere sgrassante, per impedirne il congelamento durante il periodo freddo, per farli asciugare prima.
ALLUME
Meglio noto come ‘allume di potassio’ è un solido incolore e opaco in forma cristallizzata. Quando è in forma vetrosa prende il nome di ‘allume di rocca’. È molto astringente, emostatico e blandamente disinfettante. Viene usato come mordente, cioè come fissatore dei coloranti, nella pulizia del pellame.
AMMONIACA
Nessuno lo crederebbe, ma l’ammoniaca non è un liquido, bensì un gas incolore dall’odore pungente. Quella che comunemente conosciamo e usiamo è idrossido di ammoniaca, e cioè una soluzione acquosa in cui è disciolto il 30% del gas liquido. Ha un forte potere sgrassante ed è anche riducente: per quest’ultima caratteristica è indicata per pulire l’argenteria. Quando la utilizzate, lavorate in un ambiente ben ventilato ed evitate il contatto con la pelle, gli occhi e gli abiti. Se vi cade ammoniaca concentrata sulla pelle, lavate immediatamente sotto l’acqua corrente e quindi applicate un po’ d’aceto, oppure del succo di limone.
BENZINA
Con questo termine si intende spesso il dicloropropano, usato come smacchiatore. È un prodotto altamente infiammabile, quindi non si deve fumare durante l’uso.
BIANCO DI SPAGNA
Detto anche ‘bianco di Meudon’, è una varietà purissima di carbonato di calcio; viene usato come assorbente e come polvere di pulitura.
BICARBONATO DI SODIO
Nel vasto settore delle pulizie domestiche nessuna sostanza naturale o sintetica può eguagliare le mille prerogative e l’ecletticità possedute dal bicarbonato. Questa polvere bianca è un sale che in soluzione sviluppa anidride carbonica e idrossido di sodio, i quali, insieme, hanno un’azione detergente e disinfettante.
BORACE
Sale sodico dell’acido borico, è un minerale di colore biancastro venduto in polvere. Quando si scioglie in acqua, liberando molecole di acido borico, sviluppa un’azione debolmente acida. Pochi sanno che il borace possiede anche caratteristiche ignifughe e quindi è usato per rendere i tessuti più resistenti al fuoco.
CALCE
La calce viva è ossido di calcio sotto forma di polvere bianca, ed è particolarmente caustica. Se a questa polvere si aggiunge acqua si sviluppa un forte calore e si ottiene la cosiddetta ‘calce spenta’, chimicamente chiamata ‘idrossido di calcio’.
CANDEGGINA
L’ipoclorito di sodio è un potente candeggiante e ossidante; è in grado di liberare cloro attivo, e per questo è anche un ottimo battericida.
CERA D’API
È un prodotto da alveare, ed è ottimo per pulire, ravvivare e lucidare il legno.
GLICERINA
È un liquido denso, viscoso e incolore ottenuto dalla solubilizzazione dei grassi nell’industria del sapone. Oltre a essere un buon solvente per inchiostri, ha grandi capacità emollienti e quindi viene impiegato per rimuovere incrostazioni di grassi e vernici.
LATTE DI CALCE
È un altro nome della calce spenta. cui è stata ulteriormente aggiunta acqua.
LIEVITO
Con questo termine si intende il lievivito in polvere, quello usato per i dolci. In generale si tratta di una miscela composta da polifosfati di sodio, bicarbonato di sodio e amido che ha proprietà addensanti, lievitanti e detergenti.
LIMONE
Il succo di limone contiene una discreta quantità di acido carico, il quale svolge una particolare azione neutralizzante sulle macchie alcaline asportandole sotto forma di citrati (sali). Nello stesso tempo, liberando piccole quantità di ossigeno attivo, produce anche un’azione sbiancante.
CERA DI CARNAUBA
Si estrae dalla cera di una palma brasiliana. È la più dura delle cere naturali, ma una volta applicata ha una grande capacità di proteggere il legno.
OLIO DI COCCO
È molto biodegradabile, e quindi è usato frequentemente per realizzare saponi.
CREMORE DI TARTARO
È la forma purificata e cristallizzata del bitartrato di potassio. Pulisce la porcellana, i tubi di scarico e i metalli.
OLIO DI EUCALIPTO
Olio essenziale estratto dall’omonima pianta; si trova in erboristeria e in farmacia. È fortemente aromatico e va utilizzato puro.
ETERE
L’etere per antonomasia, quello di uso domestico, è l’etere di-etilico; si acquista in farmacia ed è un ottimo solvente di grassi, cere, gomme e colle sintetiche.
OLIO DI LIMONE
Quest’olio dal buon odore è usato per abbellire e preservare il legno che tende a seccarsi e può talvolta restituire lucentezza e vigore a superfici verniciate oppure a legno trattato. Lucida anche l’acciaio e l’alluminio; ravviva finiture su laminati e protegge piastrelle e ceramiche.
OLIO DI LINO
Da non confondersi con quello che si vende dai ferramenta e che contiene prodotti a base di petrolio, l’olio di lino crudo è fatto con i semi dell’omonima pianta. È usato per la cura dei mobili, perché è un olio naturale che asciuga velocemente, e per la produzione di saponi oleosi per il legno.
OLIO DI PINO
È una resina naturale distillata dal pino che pulisce, disinfetta e deodora. Non si scioglie in acqua, ma forma un’emulsione in presenza di sapone: questo è il motivo per cui le soluzioni all’olio di pino hanno un aspetto latteo. Non usate l’olio di pino su superfici dipinte o cerate, perché è un solvente simile alla trementina.
OLIO DI TUNG
Olio estratto dall’albero di Tung. È un prodotto naturale che, quando si secca, produce una patina setosa che ha molte caratteristiche simili alla vernice. È particolarmente efficace quando viene fatto penetrare con le mani su una superficie di legno.
PARAFFINA
Miscela naturale di idrocarburi solidi ricavati dai residui della distillazione del petrolio. Viene impiegata per la produzione di candele e come lubrificante e isolante.
PERBORATO DI SODIO
Il perborato di sodio si ottiene trattando il borace con acqua ossigenata concentrata. Ha una forte capacità sbiancante e un basso tenore di alcalinità, e quindi è particolarmente adatto come candeggiante per il bucato. Aggredisce non solo le
macchie ostinate, ma attacca anche le fibre del tessuto, quindi se volete preservare i tessuti non candeggiateli più di 4-5 volte l’anno. Grazie al suo potere ossidante è anche un discreto ger-micida.
PETROLIO
È un prodotto altamente infiammabile; va quindi usato in ambienti ben aerati. Utile soprattutto per togliere le formazioni di ruggine da ferro e acciaio.
POMICE
È una roccia acida, molto leggera, ricavata dalla schiuma di lava. Ha un buon potere abrasivo e detergente.
SALE DA CUCINA
Il suo nome chimico è ‘cloruro di sodio’. In acqua si solubilizza svolgendo un’azione tampone. Ha proprietà antibatteriche ed è abrasivo, ma non è necessario strofinare.
SAPONARIA
Detta anche ‘erba lanaria’, è una pianta erbacea che vive nei campi incolti e lungo i fossati delle zone submontane, dalla cui radice si estrae la saponina, una volta usata come detersivo. Tritando le sue radici essiccate se ne ricava una polvere con ottime proprietà detergenti e assorbenti sulle macchie di grasso.
SAPONE DI ALEPPO
Tanto poco noto quanto efficace nella detergenza, è un sapone vegetale all’olio di oliva e di alloro prodotto in Siria da secoli secondo antiche ricette (dopo la cottura a fuoco lento dell’olio di oliva e dell’olio di alloro, viene tagliato in pani e lasciato essiccare per circa un anno).Risulta essere un sapone delicatissimo con un fortissimo potere detergente, è biodegradabile al 100% in meno di un’ora. È indicato per la pelle e per i tessuti delicati.
SAPONE DI MARSIGLIA
Il sapone di Marsiglia non è un detersivo, ma un detergente che proviene dal processo di saponificazione dei grassi vegetali come quelli derivanti dalla lavorazione delle olive, dagli oli di palma o di cocco. Non danneggia l’ambiente, non inquina, è altamente e velocemente biodegradabile (98% di biodegradabilità in un’ora).
SODA
Denominazione commerciale del carbonato di sodio prodotto industrialmente con il metodo Solvay. Ha un fortissimo potere candeggiante e detergente, ma è molto aggressivo e corrosivo, perché sciolto in acqua produce una piccola quantità di soda caustica. La soda caustica è la denominazione corrente dell’idrossido di sodio e, appunto, viene definita caustica perché in acqua produce una fortissima reazione esotermica che può provocare gravi ustioni alla pelle. È impiegata industrialmente per la produzione dei saponi.
TERRA DI DIATOMEE
Da noi conosciuta come ‘farina fossile’, o anche come ‘terra di Tripoli’, è ricavata dagli scheletri silicei dell’alga diatomea.
TRIELINA
La trielina è il nome commerciale del tricloroetilene, solvente di grassi e quindi impiegato come smacchiatore sia per usi domestici, sia nel lavaggio a secco. È indicata per macchie di unto, vernici e simili. Evapora velocemente senza lasciare aloni. È nociva per ingestione e per inalazione: i vapori possono produrre allergie e intossicazioni. Per questo motivo gli abiti trattati con trielina vanno lasciati all’aria prima di riporli.
VASELINA
È una pomata bianca, semisolida, untuosa. Sottoprodotto della lavorazione del petrolio, è impiegata come emolliente, lubrificante e come protettore ami-ruggine per i metalli.
ZEOLITE
Risulta essere un minerale che si trova nelle zone dove c’è attività vulcanica. Una delle caratteristiche principali della zeolite è che, allo stato naturale, è un minerale caricato negativamente: ciò significa che assorbe spontaneamente l’inquinamento dell’aria.