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Le fibre tessili si possono distinguere in fibre naturali, cioè quelle di origine animale o vegetale, artificiali e sintetiche.
Tutti sanno che la lana deriva dal vello della pecora, la seta si ottiene dalla bava del baco, il cotone, la canapa, la juta e il lino dalle omonime piante, mentre poco si sa sulla natura dei tessuti creati dalla chimica e dalla tecnologia. Le fibre inventate dall’uomo si dividono in artificiali e sintetiche. Quelle artificiali si distinguono dalle fibre sintetiche per il punto di partenza del procedimento chimico da cui derivano. Il punto di partenza da cui nascono le fibre artificiali è costituito da composti molecolari già esistenti in natura come il raion, detto anche ‘viscosa’ o ‘seta Bemberg’, che si ricava dalla cellulosa, o come l’acetato che deriva dall’acido acetico, mentre le fibre sintetiche si producono partendo da singole molecole semplici che vengono ripetute e clonate miliardi di volte, con un procedimento analogo a quello usato per i polimeri delle plastiche. Le più diffuse fibre sintetiche sono il nylon, l’acrilico, che deriva dall’acrinonitrile, il poliestere, che si ottiene dal riciclaggio delle bottiglie di plastica ed è noto come Pile, fino ad arrivare alle fibre high-tech, cioè ad alta tecnologia, come le microfibre, il teflon e il goretex.
Come si lavano le fibre naturali di origine animale
Lana
La lana può assorbire vapore acqueo fino al 30% del suo peso senza dare la sensazione di bagnato; è termoregolatrice e allo stesso tempo allontana l’acqua, grazie alla sostanza grassa da cui è ricoperta. Non attira batteri o muffe, non trattiene gli odori. È una fibra resistente allo sporco, ma si macchia facilmente con i
liquidi, essendo molto igroscopica. Se lavate in acqua, non superate i 30 °C e non utilizzate acqua calcarea molto `dura’; se ciò è impossibile potete usare l’acqua di sbrinamento del frigorifero.
Usate sempre detersivi neutri; per il risciacquo potete aggiungere all’acqua un poco di ammoniaca, evitando invece gli ammorbidenti. Non strizzate, non centrifugate, ma tamponate con un asciugamano di spugna e asciugate in piano.
Seta
La seta è una fibra ‘viva’, morbida e piacevole al tatto. Possiede il pregio di difenderci dalle cariche magnetiche ed elettrostatiche: ecco perché è molto indicata nei momenti di stress, tensione e superlavoro. I tessuti in seta possono essere lavati a temperature non superiori ai 40 °C con detersivi neutri. Se il tessuto è bianco, potete addizionare all’acqua un poco di acqua ossigenata; se è colorato lavatelo velocemente, senza ammollo, e aggiungete dell’aceto nell’acqua di risciacquo. Tamponate con un asciugamano di spugna prima di stendere e stirate prima che il capo sia completamente asciutto. Non usate mai ammoniaca e candeggina.
Come si lavano le fibre naturali di origine vegetale
Canapa
È una fibra resistente, ma poco elastica e poco assorbente, per cui si trova spesso intrecciata con lino o cotone. La canapa si può lavare ad alte temperature e anche candeggiare: l’unica avvertenza è di evitare la centrifugazione, se non volete che si sfibri.
Cotone
Il cotone è il tessuto della freschezza, ed è il più facile da lavare e smacchiare. Se il cotone è bianco si possono usare le massime temperature e il candeggio. Per i colorati non superate i 60 °C, evitando di mescolare i colori forti e quelli tenui.
Juta
È una fibra resistente, rigida, ruvida e idrorepellente. Evitate di lavarla, perché perde il pelo e si restringe. Pulitela prima che le macchie vengano assorbite dal tessuto.
Lino
Il lino è un tessuto che si sgualcisce facilmente, ma la sua trama larga e ruvida lo rende una fibra benefica per la pelle, sulla quale esercita una specie di massaggio. Potete lavarlo alle alte temperature se è bianco; evitatele invece se è colorato, perché tende a scolorirsi. Non centrifugate il lino, altrimenti vi sarà difficile stirarlo. La biancheria di lino bianco lasciata a lungo negli armadi tende a ingiallirsi lungo le pieghe: se volete evitarlo, avvolgetela in carta scura. Almeno una volta l’anno usate e lavate la biancheria in lino con sapone di Marsiglia: eviterete che le sue fibre si disidratino.
Come si lavano le fibre artificiali e sintetiche
Acetato e acrilico
Non superate i 40 °C e centrifugate leggermente. Non usate mai acetone, acquaragia, alcol denaturato e aceto.
Fibre elastomeriche
Sono fibre sintetiche costituite per 1’85% di poliuretano che hanno le stesse caratteristiche della gomma. Con queste fibre, unite a quelle di nylon, si realizzano calze e collant. Vanno lavate senza superare i 40 °C. Non vanno candeggiate, strizzate, né centrifugate. Asciugate lontano da fonti di calore.
Modacrilico
Si tratta di un tessuto formato dal modal più l’acrilico. Il primo è un fiocco sintetico che aumenta la lucentezza del tessuto, il secondo è la fibra sintetica più simile alla lana. Il modacrilico è usato soprattutto per pellicce sintetiche e in maglieria. Non produce pelucchi ed è resistente alla muffa. In generale questo tessuto andrebbe lavato a secco, ma se si vuole lavarlo con acqua non si devono superare i 40 °C .
Nylon
Fibra usata molto spesso nell’abbigliamento sportivo, in maglieria e nella produzione di tappeti. Resiste alle abrasioni, alle tarme e alla muffa. Si lava con facilità e si asciuga velocemente. Se è bianco potete lavarlo anche in acqua calda fino a 60 °C. Se si tratta di biancheria delicata lavate a mano in acqua fredda.
Poliestere o pile
Lavatelo a 40 °C e lasciate asciugare sgocciolando, senza strizzarlo o centrifugare.
Polipropilene
È in assoluto la fibra più leggera che esista. È completamente impermeabile ed entra nella composizione di vari capi di maglieria. I tessuti con la presenza di polipropilene vanno sempre lavati a secco.
Raion
Come regola generale il raion andrebbe solo lavato a secco. Se è lavabile di solito si usa un ciclo delicato, oppure a mano. Se lo lavate a mano strizzatelo delicatamente in acqua tiepida o fredda con del sapone e risciacquate in acqua tiepida; non strizzatelo da asciutto e non tiratelo da bagnato; mettetelo ad asciugare su uno stendino o sdraiatelo in piano.
Come si lavano i tessuti delicati e difficili
Indipendentemente dalle origini naturali o sintetiche, in molti casi altre caratteristiche di un tessuto sono importanti per determinare le cure con cui è necessario lavarlo e smacchiarlo.
Batista
È un tessuto finissimo e leggermente trasparente. Lavate delicatamente, senza superare i 50 °C e senza centrifugare. Stendetelo in piano e stiratelo ancora umido.
Bisso
È un lino fine, utilizzato soprattutto per biancheria pregiata. Lavatelo delicatamente non superando i 50 °C, senza centrifugare per non danneggiarlo. Stiratelo umido, eventualmente inamidando.
Broccato
È un tessuto con elaborati disegni a rilievo nella trama. Alcuni broccati sono lavabili, ma altri devono essere puliti a secco. Se decidete di lavarlo in casa usate uno shampoo neutro applicato con delicatezza, quindi asciugate tamponando con un asciugamano di spugna.
Chiffon
È un tessuto setoso, sottile e vaporoso. Deve essere lavato a mano in acqua fredda delicatamente. Non va lasciato a lungo in acqua. Sciacquatelo in acqua e aceto bianco per salvaguardare e ravvivare gli eventuali colori. Non strizzatelo e tamponatelo in un asciugamano. Stiratelo leggermente umido.
Chintz
È un tessuto di cotone gommato, lucido e idrorepellente. Spesso stampato in caratteristici fiori vivaci, è usato per rivestimenti di poltrone e divani. Potete lavarlo in acqua a 30 °C, va asciugato all’ombra e stirato a rovescio.
Crespo
È un tessuto increspato che risulta particolarmente assorbente. Quello in lino e in cotone viene usato per la biancheria da bagno; potete lavarlo fino a 60 °C. Per i capi in seta o lana non superate i 30 °C e non usate la centrifuga, ma avvolgeteli in un asciugamano di spugna. Stirate con ferro tiepido.
Damasco
Si tratta di un tessuto in seta delicato e prezioso. Nel lavarlo non usate acqua troppo calda (al massimo 30 °C), stendetelo in piano e stiratelo umido, a rovescio.
Felpa
Può essere di cotone o misto sintetico. Non è molto resistente e quindi non va lavata a temperature superiori a 40 °C. Stiratela al diritto sul lato non felpato.
Flanella
È un tessuto morbido e caldo in lana o in cotone. Lavatela a mano, ma in caso di lavaggio in lavatrice non usate la centrifuga. Stiratela quando è umida, e se ha perso morbidezza risciacquatela nell’acqua di cottura dei fagioli bianchi non salati.
Gabardine
Si riconosce dalla tessitura in diagonale, e può essere in lana o in cotone. Non è indicato il lavaggio in acqua in quanto perderebbe la sua naturale consistenza, quindi è consigliabile lavarlo a secco. Per tenere in ordine un capo in gabardine potete spazzolarlo con una spazzola inumidita in acqua e ammoniaca.
Jersey
Può essere in lana, cotone o fibra sintetica. L’acqua di lavaggio deve essere sempre tiepida; non va sottoposto a strizzatura e centrifugazione.
Lamé
È un tessuto la cui trama è mista a fili metallici, quindi va lavato a secco. Per ravvivarlo è sufficiente trattarlo con una spazzola inumidita di
aceto caldo; asciugatelo con un panno morbido. Attenzione a non lasciarlo umido: si potrebbe ossidare e danneggiare.
Panno
È una stoffa di lana riciclata e pressata con cui si fanno giacche e cappotti. Va lavato a secco; per la pulizia di routine spazzolatelo con acqua e ammoniaca.
Pizzo
Se è bianco e in cotone può essere lavato fino a 40 °C, ma mai centrifugato. Stendetelo in piano, non al sole, e stiratelo umido, a rovescio.
Raso
Deve essere sempre lavato a secco.
Satin
Può essere in seta, cotone o sintetico. Data la sua leggerezza va lavato in acqua a non più di 40 °C, senza centrifugare. Per evitare aloni stiratelo umido, a rovescio.
Velluto
Per un buon lavaggio mettetelo al rovescio in lavatrice a una temperatura non superiore ai 40 °C (senza centrifugare), altrimenti il velluto si ammaccherebbe irreparabilmente. Per i capi di velluto che non vanno in lavatrice potete spazzolare con acqua e ammoniaca.
Le eventuali impronte di unto, per esempio su una poltrona in velluto, possono essere smacchiate cospargendole di crusca calda, poi spazzolando dopo qualche minuto. Per stirare al meglio il velluto senza schiacciarlo si può tenere il capo su una gruccia e sottoporlo al solo vapore del ferro. Per il velluto a coste, stirate a rovescio senza premere troppo e lavorando sempre con il vapore.
Come si riconoscono le fibre tessili
Nelle tabelle ‘La prova del fuoco’ viene spiegato come riconoscere le principali fibre tessili semplicemente con un fiammifero o un accendino.
Leggere le etichette
Diciamo la verità: quando entriamo in un negozio di abbigliamento per acquistare un vestito adocchiato in vetrina ci interessa più la linea, la moda, o il colore del vestito piuttosto che la natura o la provenienza della sua stoffa. Le sue fibre potrebbero derivare dal petrolio, da una pecora, da una pianta o da una bottiglia di plastica, e noi spesso non ce ne curiamo perché attratti solo dalla sua forma. Eppure quel capo, sia pur per qualche ora o qualche giorno, sarà per noi come una seconda pelle. E poi non basta conoscere l’origine delle fibre, bisognerebbe saperne di più, per esempio su tinture e trattamenti cui sono state sottoposte. Spesso i tessuti sono soggetti a procedimenti antinfeltrenti, impermeabilizzanti, antitarme, antimuffa, antipiega e via dicendo, che possono lasciare sulla pelle un vero arsenale chimico. La soluzione è semplice, ma poco praticata: basta leggere l’etichetta.
In linea di massima sull’etichetta dovrebbero essere riportate l’esatta composizione del tessuto e le indicazioni per il tipo di lavaggio. Di seguito viene riportato il significato dei simboli più importanti che potete trovare sulle etichette.
Il lavaggio a secco
In genere tendiamo a pensare al lavaggio a secco come a un metodo di pulizia solo per i vestiti o, in generale, per stoffe e tessuti che l’acqua può restringere, deformare o scolorire. E infatti si ricorre sempre più spesso alla tintoria per pulire cappotti, abiti da uomo, tailleur, giacche, ma anche per i capi più delicati e leggeri, come abiti e camicie in seta, oltre che per quelli che portano in etichetta l’indicazione di ‘lavaggio a secco’.
Per eliminare lo sporco il lavaggio a secco prevede l’uso di solventi volatili a base di cloro molto pericolosi: in particolare i nostri abiti sono sottoposti all’azione del percloroetilene, del tetracloroetilene, del tricloroetano e della trielina. Questi composti, una volta inalati, vengono facilmente assorbiti distribuendosi rapidamente nei tessuti. Purtroppo in questo settore merceologico si registrano significativi aumenti delle patologie tumorali, il che la dice lunga sulla tossicità dei solventi impiegati. A questo proposito non sarà vano ripetere il consiglio di lasciare almeno un’ora all’aperto, senza la tipica busta di plastica, i vestiti puliti in tintoria, prima di riporli nell’armadio o nel cassetto.
In Italia i lavasecco sono circa 25 000 (tanti come in nessun altro paese occidentale): come scegliere quello più adatto? Non necessariamente deve essere la tintoria sotto casa: saranno la professionalità, la cortesia, la serietà e il giusto rapporto qualità-prezzo a determinare la vostra scelta. Le contestazioni nel caso delle tintorie e dei lavasecco sono piuttosto frequenti, anche se ogni qualvolta portiamo i nostri abiti pretendiamo che si compia un piccolo miracolo. Ma non è sempre così. Invece, al di là dei miracoli, per avere un buon servizio sarebbe opportuno segnalare sempre la natura delle macchie, informando l’operatore su che cosa l’ha provocata ed eventualmente che cosa avete già cercato di fare per toglierla.
Negli Stati Uniti hanno preso piede da qualche anno, riscuotendo uno straordinario successo, le lavanderie che applicano sistemi di smacchiatura e pulizia con metodi naturali e alternativi alla chimica dei detersivi e dei solventi. Sono professionisti del detergere che sanno trattare le macchie secondo la loro natura applicando antichi e tradizionali metodi di rigorosa biocompatibilità con l’ambiente (in pratica, ciò che mi propongo di fare, molto più modestamente, con questo libro), restituendo al cliente i vestiti pronti da indossare, freschi, lindi e come nuovi.
Questi centri di lavaggio naturale sono caratterizzati sulle insegne e sulle vetrine da un particolare logo molto riconoscibile e sempre più diffuso. E strano come questa ‘moda’ non sia ancora stata esportata da noi. Mi auguro che ciò avvenga presto, almeno per offrire al consumatore un ventaglio più ampio di scelta per debellare la famigerata macchia.