In questa guida parliamo di tecniche miste con acquerelli.
Come combinare mezzi diversi
La tecnica dell’acquarello in molti casi si lega facilmente con materiali e colori di diversa composizione che spesso risultano anche di valido sostegno. L’argomento è già stato accennato altrove e viene ora, qui, esemplificato.
La combinazione di tecniche diverse favorisce effetti di concentrazione o diffusione oppure di puntualizzazione che, di volta in volta, risultano convenienti per mettere in evidenza certi elementi. Per esempio, la costruzione di un tema deve essere sempre preceduta dall’uso della matita o grafite per avere una visione chiara dell’insieme; in certi casi, la matita può addirittura diventare, con accorgimenti diversi, la base per soluzioni dove i colori all’acquarello diventano solo un appoggio e non invece il sostegno principale (1).
Oppure i soggetti possono essere trattati con penna e china che, usati tanto prima del colore quanto dopo il colore ad acqua, danno risultati decisi e vivaci che si possono raggiungere utilizzando un pennino di diversa dimensione. L’uso del tratto a penna prima del colore (illustrazione 2) dà effetti di chiaroscuro con segno secco e modulato di una certa freschezza; mentre l’uso della penna sulla superficie già acquarellata (3, 4) dà invece effetti piú taglienti e di maggior incisività, dovuti allo straripare della china, poiché il tratto
dilaga sul colore che si comporta come base assorbente.
Ancora, l’uso di crete, come la sanguigna o il colore nero: nel primo caso danno effetti di vaporosità e un po’ ovattati, mescolando bene le crete con i colori prevalentemente aspri dell’acquarello (5); mentre nel secondo caso il colore nero può fare da base a effetti di forte plasticità e contrasto chiaroscurale nei casi in cui si voglia dare piú corpo al soggetto (6). Infine il carbone pressato dà effetti ancora piú morbidi (7).
Capriccio
Alla maniera dei “capricci” settecenteschi, un elemento archeologico è stato associato alle civette bianche. Il tema è stato realizzato prevalentemente con matite 4B e 6B e acquarello, con i colori blu di Prussia, blu cobalto, verde smeraldo, verde vescica e violetto.
Prima fase: il caratteristico aspetto della lastra di marmo, sulla quale è scolpito un putto che regge in una mano la torcia semi-spenta e nell’altra lo scudo con stemma, favorisce il senso di fuga prospettica ad assi convergenti, intersecati dall’impostazione obliqua dell’albero dove sta appollaiata una civetta. Lo schizzo è stato realizzato con matite 4B e 6B (1).
Seconda fase: dalla sommaria schematizzazione si è passati all’utilizzazione della matita 4B per rendere il chiaroscuro della lastra, del putto e dello scudo, con un accenno di ambientazione sul lato sinistro. Poi con la matita 6B, a tratti secchi e con andamento
corrispondente al movimento circolare dell’albero con foglie e rami, è stato valorizzato l’aspetto controluce che ha permesso di mettere a fuoco la civetta bianca in primo piano (2).
Terza fase: con pennellate dense di verde smeraldo e violetto è stato evidenziato il colore freddo della lastra, dello scudo e del putto; infine, con verde vescica, blu cobalto e violetto, si è dato corpo alle foglie, all’ombra sotto l’albero, con un cenno all’ambientazione in dissolvenza (3).
La fontana dei delfini
Tra i ruderi della villa di Adriano a Tivoli, il muschio che copre la pietra e le tracce minerali lasciate dall’acqua danno a questa fontana quell’atmosfera cara al romanticismo delle “rovine”.
Il soggetto è stato realizzato prima con un disegno a matita, poi acquarellato con ocra gialla, terra di Siena bruciata, giallo oro, giallo arancio, verde brillante, verde smeraldo, verde vescica, violetto, carminio e bruno.
Prima fase: si è scelto un particolare con la figura il cui impianto piramidale si apre verso la vasca sottostante. Per eseguire lo schizzo è stata usata una matita HB e, per sottolineare le zone di maggior ombra, una 4B (1).
Seconda fase: coordinato l’impianto generale, con una matita 4B, è stata disegnata la figura seduta sopra la struttura architettonica, da cui fuoriesce l’acqua che i delfini, affrontati, gettano nella vasca a forma di conchiglia gigante. Dopo di che, con una matita 6B, sono state valorizzate le zone d’ombra intorno alla testa e al torace della figura e, soprattutto, alla base della fontana (2).
Terza fase: l’effetto di vetustà della fontana, dovuto alla millenaria azione dell’acqua sulla superficie, è stato ottenuto bagnando il disegno e stendendo, sulla carta umida, i colori verde vescica, terra di Siena bruciata, verde brillante, carminio e violetto. Poi sono stati ritoccati, con verde vescica, violetto, carminio e bruno, le zone d’ombra piú intense (3).
Il collo di volpe
La pettinatura raccolta, il particolare colore e la forma del collo di volpe sono stati lo spunto per questo disegno acquarellato, di gusto liberty. In questo caso sono stati usati le matite 4B, 6B e i colori ad acquarello, con prevalenza di carminio, terra di Siena, arancio, verde vescica, verde smeraldo, bruno e ocra gialla.
Prima fase: la figura è composta entro una forma iconica chiusa da una curva composita che valorizza l’aspetto del personaggio. La matita è servita a specificare i ritmi curvilinei della testa secondo i rapporti modulari (1).
Seconda fase: l’aspetto brillante, spigliato e leggermente assente del personaggio, dovuto ai particolari della capigliatura, dell’occhio semichiuso e della pelliccia a chiazze, piú o meno intense, è stato realizzato con una matita 4B e, poi, con una 6B e anche con una stecca di grafite (2).
Terza fase: puntualizzati i caratteri essenziali del soggetto, con i colori dell’acquarello, è stato valorizzato il tema con le macchie essenziali. Sono state precisate poi le masse d’ombra dei capelli con verde vescica e ocra gialla; i particolari della fronte, delle guance e del collo con verde smeraldo, carminio e ocra gialla; la pelliccia di volpe con ocra gialla, carminio, bruno, terra di Siena e vescica, stesi a macchie ravvicinate e con pennello sottile; infine, lo spazio che circonda la testa della modella è stato coperto con violetto leggero (3).
I giardini di Dafne
La visita ai giardini, con statue di origine romana e aranceti, nei dintorni di Viterbo, è stato il pretesto per utilizzare acquarello e china nera. I colori piú usati sono stati giallo limone, ocra gialla, terra di Siena, blu oltremare, violetto, carminio, verde vescica e grigio medio freddo.
Prima fase: il taglio compositivo è stato favorito dalla posizione della statua acefala davanti a un albero e accanto a un vaso con aranci. Con la matita sono stati evidenziati i punti di maggior rilevanza (1).
Seconda fase: l’uso dei colori è stato preceduto dall’utilizzo della china nera e di un pennino con punta piuttosto fine. Con il pennino sono stati valorizzati gli effetti chiaroscurali delle diverse masse di alberi, con tratti ora nervosi ora decisi (2).
Terza fase: con verde smeraldo e grigio medio, sono stati coperti con colori luminosi, le massime zone di verde, che lentamente si trasformavano in zone d’ombra ottenute con blu oltremare, violetto, carminio e terra di Siena. Bagnata la carta, sono stati evidenziati, con ocra gialla, terra di Siena e verde smeraldo, frutti e foglie. Infine, con grigio medio, carminio, ocra gialla e verde smeraldo diluiti, sono state accennate le zone di media ombra della statua, del vaso e del piedestallo; dopo di che, sono state caricate, le massime ombre con blu oltremare, terra di Siena, grigio medio e violetto (3).
Centauro solare
La composizione mitologica può valere anche per decorare un piatto in ceramica. L’esecuzione è avvenuta in tre tempi; si sono fatti precedere i colori ad acquarello all’uso della china, servita a valorizzare e a definire la forma a contrasti secchi.
I colori prevalentemente usati sono: giallo limone, giallo oro, giallo arancio, vermiglione, carminio, ocra gialla, violetto e blu cobalto. Prima fase: la forma circolare del piatto ha determinato il gioco dei movimenti. Con una matita HB sono stati tratteggiati i muscoli e la fisionomia del centauro (1).
Seconda fase: bagnata la carta con un pennello grosso, è stata costruita, partendo dal centro, con giallo limone e, in successione, giallo oro, arancio e carminio, la massa incandescente del sole; per valorizzare il contrasto dei colori è stato coperto, con blu cobalto e violetto, lo spazio intorno al piatto (2).
Terza fase: lasciati asciugare i colori ad acquarello, con china al tratto sbavato perché il colore sottostante rende la superficie irregolare, sono state accentuate, con un pennino fine, le ombre dei muscoli, del torace, della testa con ricci e barba, dei muscoli del cavallo, evidenziando soprattutto la tensione dovuta alla posizione instabile. Asciugata anche la china, sono state valorizzate, con arancio, vermiglione, ocra gialla e violetto, tanto le zone d’ombra quanto quelle di tensione muscolare del mitico essere (3).
Atleta in riposo
Prima fase: con matita 4B e grafite pura sono stati puntualizzati gli incroci a diagonale formati dall’asta con la struttura muscolare (1).
Seconda fase: con la sanguigna sono stati messi in evidenza gli incroci dell’asta con gli arti sfumando, con straccio, parte delle zone intorno all’anatomia; poi con un conté o matita sanguigna piú dura, è stato chiuso il profilo della figura e sbalzato il volume (2).
Terza fase: è stato riempito il campo intorno all’atleta, con colori composti da terra di Siena, verde vescica e ocra gialla, che si mescolavano facilmente con la sanguigna lungo i bordi della figura. Asciugata questa prima velatura, è stata passata una macchia composta da terra di Siena bruciata, verde vescica e una parte di sanguigna, per costruire un immaginario appoggio e un effetto d’ombra al nudo in torsione. Infine il fissaggio con una delle tante lacche in commercio (3).
INTERVENTI AGGIUNTIVI
L’uso delle tecniche combinate permette di ottenere effetti, in certi casi, sorprendenti anche se, in realtà, viene tradito l’aspetto immediato e leggero dell’acquarello. Per questi due bozzetti sono state utilizzate due tecniche: una, precedente all’uso dell’acquarello, a base grassa: l’altra, successiva e coprente, a base di sostanze acriliche. Gli interventi precedenti sono stati realizzati con pastelli a cera che hanno la proprietà di isolare certe superfici e di far scivolare il colore.
A questi artifici si possono aggiungere, dopo l’uso dell’acquarello, gli effetti nebulosi delle bombole spray a base acrilica, che danno un colore opaco e nebulizzato in modo che certi colori risultino ovattati e si raggiungano dissolvenze utili a rappresentare fenomeni atmosferici.
Gli alberi di cristallo
Prima fase: con matita dura sono state schizzate le masse (1).
Seconda fase: con pastelli a cera sono state coperte le superfici attorno agli alberi; con blu cobalto, verde smeraldo e violetto, su carta bagnata, sono state indicate montagne, pinete e alberi (2).
Terza fase: con violetto, bruno, ocra gialla, oppure verde vescica, blu di Prussia e blu oltremare, sono stati evidenziati alberi, rami e loro riflessi nel fiume (3).
Tempesta di neve
Prima fase: sono stati schizzati, con matita, i volumi (1).
Seconda fase: con matita bianca grassa è stato reso l’effetto della neve sui rami; poi, violetto, blu di Prussia, blu cobalto e carminio, su carta bagnata, per le macchie di neve (2).
Terza fase: carminio mescolato a bruno, verde smeraldo o violetto o blu oltremare per gli intrecci dei rami; blu di Prussia, bruno e violetto per gli uccelli (3).
La siepe sotto la neve
« Un mouchoir suffit pour soulever le monde »; ci si può esprimere anche soltanto con lo studio di un particolare della natura. Il cespuglio coperto di neve, in questo caso, è stato realizzato con vari pastelli a cera: bianco, verde smeraldo e blu oltremare, per isolare le zone chiare e bianche della neve. Dopo di che con i colori ad acquarello, ocra gialla, rosso inglese, verde vescica, bruno, verde smeraldo, violetto, carminio, blu oltremare e blu cobalto, sono stati sottolineati i particolari delle foglie e la coltre di neve sotto le foglie.
Prima fase: nel bozzetto eseguito con matite 2B e HB sono stati disegnati i rami, le foglie e, con lo sfumino, l’ombra dei cespugli nella neve (1).
Seconda fase: bagnata la carta, è stato usato il pastello a cera bianco per isolare i contorni delle foglie coperte di neve e, successivamente, sono stati utilizzati i colori ad acquarello, verde sme
raldo, violetto, ocra gialla, carminio e verde vescica (2).
Terza fase: con colori piú densi, ottenuti ora mescolando ocra gialla, verde smeraldo e carminio, ora carminio, violetto e verde vescica, sono state definite le foglie dei rami in primo piano. Successivamente sono state messe in evidenza le ombre fredde sulla neve usando blu oltremare, verde smeraldo e violetto; per la neve in ombra sulle foglie sono stati usati i pastelli a cera di colore smeraldo e blu oltremare (3).
Neve e nebbia a Bergamo
Per ottenere l’effetto particolare di neve, nebbia e acqua sono state usate due tecniche: prima l’acquarello con i colori blu oltremare, verde smeraldo, verde brillante, giallo oro, ocra gialla, verde vescica, verde chiaro, rosso inglese, carminio, bruno e violetto; poi una bombola spray di acrilico bianco sporco.
Prima fase: con le matite 2B e 4B trattate a secco e con lo sfumino sono state definite le parti essenziali dello scorcio della scalinata con persone e case (1).
Seconda fase: con un normale procedimento ad acquarello, su base umida, usando verde smeraldo, carminio e violetto, è stato reso il cielo plumbeo; poi sono state macchiate le superfici delle case con violetto, carminio, ocra gialla, giallo oro, e blu oltremare; infine le due macchie laterali dei muretti lungo la scalinata con blu di Prussia, carminio, bruno, vescica, terra di Siena e violetto (2).
Terza fase: inumidendo di nuovo la superficie delle case, sono state tratteggiate, con bruno, violetto e verde vescica, le finestre e le ombre dei tetti; poi bruno, violetto, e blu oltremare per le zone d’ombra sugli scalini; smeraldo e violetto per le macchie sulla neve. Sono stati infine realizzati i personaggi, con verde vescica, blu oltremare, rosso inglese, ocra gialla e violetto. Appena asciugata la carta, è stata utilizzata la bomboletta spray per rendere quasi palpabile la nebbia e l’umidità invernali (3).
Ripuliture e riquadri
A lavoro ultimato, chiuso a matita il riquadro dipinto, può essere necessario eliminare sbavature o colaticci (1).
Per interventi leggeri, basta il pennello umido, usato con movimenti rotatori e leggeri. Per colature intense si deve mettere sotto il rubinetto la zona macchiata (2) e poi togliere col pennello i residui di colore, senza bagnare le zone vicine (3).
Se persistono tracce si intervenga, a carta ben asciutta, con gomma da penna, abrasiva (4). In caso estremo si può anche coprire con tempera bianca (5), ma quest’ultima pratica è da evitare.
Secondo il proprio gusto, l’acquarello può essere presentato con squadratura a filo di china diluita e con banda di colore a tono leggero, armonizzato alle tinte del soggetto (6). Sono due interventi successivi che possono essere eseguiti direttamente con il pennello (7). Si può anche riquadrare con linee molto sottili a penna.